LA CASA DI CARTA (1°PARTE) - Non guarderò più Dali allo stesso modo




Era dai tempi di "Paso Adelante" che una serie spagnola non mi prendeva così tanto. Iniziata sotto consiglio di amici, "La Casa di Carta" mi ha sorpreso sempre di più a ogni puntata, soprattutto perché mi sono affezionato più ai cattivi che ai buoni.
...e dire che siamo solo alla prima parte.

Trama: Un gruppo di otto rapinatori, guidato da un enigmatico Professore e con obiettivi precisi, prendono in ostaggio molte persone, chiudendosi dentro la Zecca Nazionale di Madrid. Tuttavia, un'ispettore molto tenace si mette alle loro calcagna...

Ideata da Álex Pina e uscita l'anno scorso sull'emittente spagnola Antena 3, "La Casa di Carta" (in originale "La Casa de Papel") è una serie thriller/azione. Nonostante sia una sola stagione, Netflix, che la ha acquisita per trasmetterla in Italia, l'ha divisa in due parti.

I protagonisti sono gli otto rapinatori, ognuno con il nome di una città: Tokyo (Úrsula Corberó), anche voce narrante dell'intera vicenda; Berlino (Pedro Alonso), il leader; Mosca e Denver (Paco Tous e Jaime Lorente), una coppia padre e figlio; Nairobi (Alba Flores), molto lavoratrice e attenta ai dettagli; Rio (Miguel Herrán), il più giovane e genio informatico; Helsinki e Oslo (Darko Peric e Roberto Garcia), due russi molto imponenti. A guidarli è il Professore (Álvaro Morte).
Tra i tanti innocenti presi in ostaggio, ci sono Arturo Roman (Enrique Arce), il direttore della Zecca; Monica Gaztambide (Esther Acebo), segretaria e amante di Arturo, e Alison Parker (Maria Pedraza), figlia di un diplomatico inglese.
Ultima ma non meno importante è Raquel Murillo (Itziar Ituño), ispettore, negoziatrice e nemesi dei rapinatori.

Il cast è interessante: i rapinatori sono tutti (apparentemente) dei duri, senza nulla da perdere, ognuno provvisto di varie sfumature che scopriremo col passare delle puntate. Alcuni di loro sanno rendersi simpatici sin da subito, come Nairobi, Helsinki, Mosca e Denver, altri invece vi faranno urlare allo schermo "ma che cacchio volete fare?" (Rio e Tokyo, parlo proprio con voi). Berlino fa paura, ha una presenza forte, ma io me la farei sotto solo a stargli accanto. Oslo, poveretto, è l'unico un po' inutile, sembra solo di contorno.
Se i rapinatori, grazie alle loro singole storie, sono in grado di farvi empatizzare con loro, gli ostaggi si rivelano quasi tutti dei gran rompiscatole. Arturo è un vero schifoso, a volte sembra lui il villain della storia; Monica, porella, è solo una donzella innamorata della persona sbagliata (e che possiede un cognome molto buffo); Alison è tanto carina ma stupida e incosciente. Insieme a loro vedremo altri personaggi come la maestra della classe di Alison (una delle poche provviste di buonsenso, anche perché gli alunni fanno tutti pena).
Ora spostiamoci fuori dalla Zecca e parliamo di Raquel e del Professore.
Raquel è l'unico motivo che mi trattiene dal tifare con tutto me stesso per i "cattivi". Donna cazzuta e bravissima ispettrice, nonostante abbia problemi personali molto ingombranti in grado di portarla a fare delle cavolate, ha quel qualcosa che la rende molto affascinante.
Il Professore è l'emblematicità in persona. Intelligente da far paura (ha architettato un piano esageratamente dettagliato per cinque anni), quest'uomo carismatico è pieno di sorprese. Inoltre il rapporto che costruirà in varie forme con Raquel è uno, se non IL punto principale della serie.
Menzione speciale alla madre di Raquel (Kiti Mànver), tenera e innocente.

Il cast nutrito e ben caratterizzato viene affiancato da una storia super complessa e coinvolgente.
Il primo episodio ci fa conoscere brevemente i rapinatori, soprattutto Tokyo e il Professore, per poi passare all'azione, ovvero l'irruzione nella Zecca. Negli episodi successivi c'è un susseguirsi molto equilibrato di scene nel presente e flashback che aiutano a far conoscere al pubblico sia i tanti dettagli della rapina che i caratteri dei protagonisti. È inquietante la minuzia del piano del Professore...decisamente un diavolo nei dettagli. Tuttavia, nemmeno il piano più accurato al mondo può essere immune agli imprevisti...soprattutto se tale imprevisti sono causati dai sentimenti. E qui mi fermo, sennò spoilero metà serie.
Nonostante il gruppo si sia imposto come regola di non far del male a nessun ostaggio, c'è sempre la paura che qualcosa vada storto, anche perché è impossibile che tutti gli ostaggi siano inclini a rimanere obbedienti, qualche ribelle ci deve essere.
Ci sono tantissimi colpi di scena, le relazioni tra i personaggi si sviluppano in maniera interessante e c'è anche qualche scena simpatica. Ogni puntata sa tenere il pubblico incollato allo schermo.
C'è anche spazio per mostrare un po' di quotidianità grazie al personaggio di Raquel, che vedremo in veste di poliziotta, di madre divorziata e di donna alla ricerca di svago/sfogo.
Il finale è da cardiopalma.

La sceneggiatura è ottima: i dialoghi sono frenetici, il piano è spiegato in maniera coinvolgente e le sfumature dei personaggi sono rese molto bene. Inoltre la storia è rappresentata in maniera molto realistica, anche esplicita in alcuni momenti.

La Zecca è la location principale: è enorme, piena di stanze, sembra più un labirinto. Un altro luogo molto bello è la villa del Professore, dove gli otto rapinatori vengono addestrati per la rapina.
La colonna sonora è azzeccata, le tracce sono dinamiche, la sigla è molto orecchiabile. Preparatevi a emozionarvi: per motivi che non dirò, sentirete "Bella Ciao". Da pelle d'oca.

"La Casa di Carta" ha ormai acquisito uno status mainstream, molti penseranno che sia sopravvalutata. Secondo me, no: è piena di emozioni, colpi di scena geniali e personaggi interessanti. Inoltre, dove troviamo un'altra serie in cui si tifa per gli antagonisti, a parte Negan in "The Walking Dead" e i Lannister nel "Trono di Spade"?
La seconda parte è in arrivo il 6 aprile...cioè tra quattro giorni.
Quattro. Cavolo. Di. Giorni.
Io sono pronto. Voi?

RedNerd Andrea

Personaggi Preferiti: Berlino (evviva il rapporto amore/odio), Nairobi, Raquel, Mosca e Denver. Se Tokyo la smette di fare la scema, potrebbe anch'ella ottenere il mio affetto.

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