SERIE TV: BLACK MIRROR (STAGIONE 1) - Quando la tecnologia sa essere inquietante


Della serie "meglio tardi che mai", ho deciso finalmente, dopo aver sentito dappertutto solo elogi, la serie britannica "Black Mirror". Sapevo della qualità sia a livello tecnico a quello di trama, ma sono del tipo "Se non lo vedo, non ci credo." Ho iniziato questa serie senza prima cercare troppe informazioni, se non quelle relative al cast.
La cosa che mi ha subito intrigato è il fatto che ogni episodio fosse autoconclusivo e totalmente diverso dagli altri. Bene, più storie in una sola stagione! Aperto subito Netflix, ho poi notato che ogni stagione contiene un numero estremamente ridotto di episodi, cosa che, avendo appena finito la prima stagione, inizialmente mi ha fatto dispiacere, ma poi mi sono reso conto che questo fatto può essere tranquillamente riassunto in un detto molto conosciuto: "Pochi ma buoni". Ogni storia, infatti, è un piccolo capolavoro e ci presenta eventi legati agli effetti che la tecnologia, attuale e futura, può avere sulle persone.

Poiché la struttura narrativa generale di "Black Mirror" è davvero complessa, vista la varietà di trame, dedicherò a ogni stagione un post. Anche le tematiche sono molto difficili da spiegare, spero di rendere le idee in modo chiaro.

La prima stagione è andata in onda nel 2011 a cadenza settimanale nel canale britannico Channel 4, mentre qui da noi gli episodi sono arrivati tutti insieme su Netflix l'anno successivo.

Il primo episodio, "Messaggio al Primo Ministro" ("The National Anthem"), è un thriller a sfondo politico.

La Principessa Susanna viene rapita e il Primo Ministro Callow è costretto a soddisfare, in una trasmissione dal vivo, le richieste particolari del rapitore al fine di evitare l'uccisione della ragazza. Le forze dell'ordine cercheranno di salvare la principessa, ma il tempo limite è sempre più imminente e il popolo inglese attende con ansia l'evento live...

Diretto da Otto Bathurst, scritto da Charlie Brooker (creatore e showrunner della serie) e con un cast guidato da Rory Kinnear (il Primo Ministro), Lindsay Duncan (l'assistente del Primo Ministro Alex Cairns) e Lydia Wilson (la Principessa Susanna), questo episodio è il meno tecnologico della serie, nonostante la presenza di YouTube e altri mezzi multimediali, di conseguenza l'ambientazione è decisamente vicina, come realtà, all'Inghilterra attuale.
Come sarà comune in tutta la serie, è presente una critica sociale, qui indirizzata ai mezzi di trasmissione e comunicazione, soprattutto il canale giornalistico, in cui le azioni dei reporter sono guidate da ambizione e materialismo più che dal buon senso o da onesti scopi comunicativi. Inoltre viene mostrato quanto un evento in TV sia in grado di occupare la mente delle persone, portandoli a ignorare quello che può succedere a pochi metri da loro.
Secondo me hanno fatto bene ad aprire le danze con una storia più "normale" rispetto agli episodi successivi, hanno evitato che il pubblico si creasse delle false aspettative sui progetti futuri.

Infatti, con il secondo episodio, "15 milioni di celebrità" ("Fifteen Million Merits"), la matrice tecnologica comincia a diventare molto più potente.

Stavolta, ci troviamo in una sorta di versione distopica di un mondo futuro, in cui le persone, sotto uno stato di schiavitù, si guadagnano da vivere passando le giornate pedalando su una ciclette, dando energia al loro ambiente e guadagnando una valuta chiamata "merito". Per loro fortuna, è possibile intrattenersi con dei programmi: tra essi, c'è "Hot Shot", un talent show in cui i concorrenti più meritevoli hanno l'occasione di guadagnare un posto in un programma televisivo, liberandosi dalla schiavitù. Tuttavia, bisogna pagare una quantità esorbitante di meriti per ottenere l'audizione. Un giorno, un ragazzo di nome Bing decide di aiutare Abi, una ragazza provvista di grande talento canoro...

Diretto da Euros Lyn e scritto sempre da Brooker, insieme a Kanak Huq, questa storia ha come protagonisti Daniel Kaluuya nei panni di Bing, Jessica Brown Findlay (Sybil nella serie "Downton Abbey") in quelli di Abi, mentre Rupert Everett interpreta Hope, uno dei severi giudici di "Hot Shot".
L'elemento satirico qui è molto presente, con una forte critica verso i talent show, un sistema che finisce per illudere molte persone, nonostante abbiano davvero del talento, i gusti sempre più degradanti delle persone in fatto di "entertainment" e il mondo dell'intrattenimento in generale. Nonostante l'ambientazione molto lontana dalla nostra realtà (e meno male, io non vorrei vivere in quel posto neanche sotto ricatto), la satira colpisce nel segno in quanto molto azzeccata con i nostri tempi, visti gli orribili programmi spazzatura che occupano in maggioranza i palinsesti e la quasi inutilità di talent show come Amici e The Voice (almeno qui in Italia).

L'episodio finale, "Ricordi Pericolosi" ("The Entire History of You"), mantiene la forte atmosfera futuristica e tecnologica.

Anche stavolta ci ritroviamo immersi in una realtà alternativa. La maggior parte delle persone indossano un "grain", una specie di chip in grado di registrare e salvare i ricordi di chi lo indossa. Liam, il protagonista, è di ritorno da un colloquio e partecipa, insieme alla moglie Ffion, a una cena tra amici. Lì conosce Jonas, un uomo che ha un forte feeling con Ffion. Liam, preso dalla paranoia, comincia a indagare su un possibile tradimento da parte della moglie e la situazione, per colpa dei ricordi di ciascuno contenuti nei grain, degenera...

Diretto da Brian Welsh e scritto da Jesse Armstrong, questi episodio vede come protagonisti Toby Kebbel ("Warcraft" e il reboot dei "Fantastici 4") e Jodie Whittaker  (che tutti siamo curiosi di vedere nei panni del Tredicesimo Dottore) nei ruoli di Liam e Ffion, mentre Tom Cullen ("Downton Abbey") è Jonas.
Qui la critica è rivolta agli effetti disastrosi che la tecnologia può avere sui rapporti sentimentali tra le persone: se non fossero esistiti quei grain, non ci sarebbe stata l'escalation di litigi contenuta in questa storia. Inoltre chi possiede quel chip è costretto a tenere vivido ogni ricordo registrato, anche quelli negativi, nonostante si possano cancellare "manualmente", il che è un vera rottura andare ogni volta in quel folto magazzino di ricordi, prendere quello a cui siamo interessati e cancellarlo. Però è apprezzabile il fatto che il chip sia anche in grado di dirti se sei nelle condizioni psicofisiche adatte per compiere azioni come guidare una macchina.

Le trame di queste storie sono tutti diverse, sia nelle ambientazioni che nel genere, tra loro e sono in grado di rendere una stagione breve molto colorata. I colpi di scena non mancano e sono davvero coinvolgenti, soprattutto nel secondo episodio, per me il più scioccante dei tre. Interessante anche che il fatto che non tutte le storie sono destinate a finire bene: per almeno un episodio, rimarrete fissi a guardare lo schermo sconvolti.

Il cast, diverso anch'esso per ogni episodio, funziona, gli attori ti coinvolgono molto nelle loro storie. Molto approfondita la caratterizzazione psicologica ed è una cosa da lodare, in quanto ogni storia dura tra i 40 e i 60 minuti.
Molto belli anche i dialoghi, mai banali, come la gestione dei movimenti e delle espressioni facciali, molto sviluppati e in grado di presentare le varie sfaccettature dei personaggi.

Come già detto, le tre storie hanno un elemento in comune: la tecnologia e i suoi effetti sulle persone. Interessante soprattutto il fatto che ci vengono presentate realtà parallele in cui le persone sono dotate di gadget molto sofisticati e tecnologicamente avanzati. Può sembrare una figata, ma in realtà veniamo messi di fronte a delle situazioni molto inquietanti, seguite dalla domanda  "Se tutto ciò dovesse accadere nel nostro futuro, ci comporteremmo anche noi così?". Me la sono posta anch'io. Visto il continuo progresso della nostra tecnologia, non sarei sconvolto se in futuro anche noi potessimo dotarci di un "grain". Ma la nostra vita, soprattutto sociale e sentimentale, ne gioverebbe? Non lo so. Poi se penso ai poveretti costretti a guadagnare il pane pedalando, mi vengono i brividi. A questo punto, mi auguro che i progressi nel campo tecnologico non raggiungano un livello di progresso troppo elevato, sennò è finita!
Anche noi, come i protagonisti di queste storie, siamo totalmente dipendenti dalla tecnologia, soprattutto i giovani, e "Black Mirror" lo sa e ce lo ricorda con efficacia, grazie anche al titolo: "Black Mirror", infatti, è lo schermo di uno smartphone, di una TV,  di un computer o di una console, uno schermo che finiamo per osservare decine di volte al giorno.

Ovviamente il comparto tecnico e visivo è favoloso, gli effetti speciali usati per i gadget sono davvero fatti bene.

Nonostante faccia raggelare il sangue, questa serie coinvolge con grande forza e si finisce per divorarla, complice anche il numero di episodi, in davvero poco tempo.

Difficile definire un personaggio preferito, posso più che altro dare un giudizio sugli episodi: il primo lo considero il più attuale e semplice, il secondo il più veritiero in termini di satira ma anche il più sconvolgente in fatto di trama, il terzo il più riuscito a livello di caratterizzazione psicologica. Tengo però a sottolineare che è proprio il livello generale della serie ad essere, per ora, fortemente alto.
È una serie che può fare la storia (forse l'ha già fatta) e ha ottime premesse.

Concludo augurano un buon Ferragosto a tutti :)

RedNerd Andrea

Commenti

  1. Non sapevo come commentà na cosa distopica come questa, senza scadere ner triste. Ergo, beccateve sta scenetta, partorita direttamente dalla mia mente malata. È appena nata, calla calla. C'ha ancora pezzi de placenta addosso (tanto pe rimanè in tema inquietante)


    Scena: riunione dei capoccia de sta serie.

    Er super capo: sta serie su la tecnologgia è na bomba. Tutte cose distopiche, co na forte componente critica. Come la ntitolamo?

    Segretaria, appena entrata: scusate me s'è rotto o specchietto de la machina e nun ho visto er muretto der giardino e i nani m'hanno fatto er cid. Ma nun era colpa mia, sto specchio era tutto nero!

    Er vice capo, furbo come na faina: brava! Però in inglese che fa più d'acchiappo: Black Mirrore?

    Tutti (pensiero): bella merda, però è tardi e la pasta co la pajiata attende...

    Tutti (a voce alta): che figo! Namo a pranzo pe festeggia il nome!

    Ecco qua. Er nome deriva dai nani da giardino. Sti maledetti del gruppo "liberiamo sti cazzo de gnomi" sta fallendo miseramente.

    Fine.

    Mareval94

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    1. Ecco perché me pareva me stessero a cojionà fortissimo...

      -vicecapo galattico

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