JAPAN GALAXY: I WISH - Koreeda colpisce ancora




Non ho mai avuto un regista preferito. Se c'è un film diretto bene, mi piace. Se il film non mi piace, non mi importa chi lo ha diretto, non mi piace e basta. Ci possono essere grandi film diretti da registi poco famosi e brutti film di professionisti a livello mondiale.
Poi c'è lui. Hirokazu Koreeda. Ormai mi sono davvero affezionato alle sue opere. E pensare che è tutto nato dalla tesi di laurea! Finora mi sono piaciute tutte quelle che ho visto: "Nobody Knows", "Still Walking" (che devo rivedere), "Ritratto di Famiglia con Tempesta" e "I Wish", l'ultimo suo film che ho visto e di cui parlerò qui.

Trama: Kohichi e Ryu sono due fratellini costretti a vivere separati per colpa del divorzio dei genitori. Kohichi, il maggiore, vive con la madre e i nonni a Kagoshima, mentre Ryu, il più piccolo, vive con il padre squattrinato a Fukuoka. I due si sentono spesso e desiderano riunirsi. L'occasione arriva con la costruzione di un nuovo treno...

Scritto e diretto da Koreeda e uscito nel 2010, "I Wish" (in giapponese, "Kiseki", che vuol dire "Miracolo") è un film che mischia sapientemente momenti comici e delicati.

Il cast principale consiste in giovanissimi attori alle loro prime esperienze, come i fratelli, interpretati da Kōki e Ōshirō Maeda (fratelli anche nella vita reale), e i loro amici, affiancati da attori già affermati come Joe Odagiri, Nene Otsuka, Kirin Kiki (nei panni del padre, della madre e della nonna dei protagonisti) e Hiroshi Abe in quelli di un insegnante.
Koreeda è risaputo che adora lavorare con bambini alle prime armi perché in grado di essere estremamente spontanei e pieni di risorse: devo dire che è un ottima mossa, i bambini sono davvero naturali nelle loro performance, anzi sembra che non stiano proprio recitando. Sono anche caratterizzati bene, ognuno con i suoi desideri e sogni, in particolare i fratelli: uno è l'opposto dell'altro. Se Kohichi è timido, musone e introverso, Ryu è una scheggia, col sorriso stampato fisso sui denti e urla invece di parlare. Ottimi anche gli adulti, dai genitori pieni di difetti ma in grado di farci simpatizzare per loro (soprattutto la madre) ai nonni, passando per il maestro dall'aria severa ma con un cuore più grande delle aspettative.

La storia non è niente di spettacolare, anzi è umile, ma è tutt'altro che una brutta cosa: è il viaggio di due bambini che cercano di riunirsi dopo tanto tempo. Nonostante la famiglia sia divisa e non ci sono possibilità di un ritorno alla vecchia vita, i due fratelli si vogliono tanto bene e ognuno sente la mancanza dell'altro. Inoltre ci vengono fatte vedere delle scene semplici e di vita quotidiana, ma non banali. Bellissima la forte presenza di elementi legati alla famiglia e alla tradizione (come il nonno che prepara la torta di riso, piatto che voglio assolutamente provare in futuro, sennò scateno il putiferio). Non servono colpi di scena per rendere potente questo film, ci pensano i forti sentimenti raffigurati da Koreeda.
A differenza di "Nobody Knows", sua opera precedente con cui ha alcuni punti in comune, l'atmosfera è molto più allegra, con più scene divertenti.

Sceneggiatura estremamente realistica, merito anche del regista che non ha presentato un copione definitivo agli attori giovani, ma ha permesso loro di improvvisare, dando maggiore stimolo a tutto il cast e rendendo le scene ancora più belle e naturali.

Le ambientazioni, come in ogni film di Koreeda, sono semplici ma piene di fascino. Io non dovrei vedere questi film, perché mi fanno venire voglia di andare in Giappone e ormai il mio desiderio ha raggiunto oltre il 101%. Però sono film stupendi e il Giappone ha dei paesaggi che meritano di essere conosciuti, così come i loro film. Quindi gli amanti del Giappone apprezzeranno, ci sono inquadrature naturali e piene di vita.
Rispetto ad altri film del regista, qui c'è molta musica (complice anche il fatto che tra i personaggi principali ci sia un musicista), con delle tracce allegre. Il risultato è molto gradevole.

Questo film conferma le mie impressioni sul lavoro di Hirokazu Koreeda: non servono effetti speciali, trame complottistiche e storie melodrammatiche per impressionare il pubblico. Basta una storia semplice, personaggi ben caratterizzati e interpretati da un cast di talento e tanta passione trasmessa da chi dirige la cinepresa.

RedNerd Andrea

Personaggi preferiti: Tutti. Mi sono piaciuti tutti, pure quelli meno interessanti. Non capita spesso!

Commenti

  1. Ho deciso di impostare il mio commento con un botta e risposta.

    Botta:

    Korreeda passerà alla storia come il più legittimato sfruttatore di manovalanza minorile. Insomma, mai una volta che paghi un 18enne per fare un 3enne. MAI. Questo capitalismo sfrenato deve essere arginato e l'unico modo di farlo è di far assurgere l'idea marxista a unico modello economico!

    Firmato: uno spettro che si aggira per l'Europa.

    Risposta:

    Ma un povero regista che deve fare? Devo usare 3enni per fare i 3enni... Ho l'autorizzazione dei familiari fino al 28esimo grado e offro ai bimbi ore sì dure, ma che si riveleranno utilissime nell'inserimento del lavoro. Sì, dovrebbero studiare, ma è più importante insegnarli un mestiere, no?

    Firmato: alternanza scuola lavoro

    Fine del botta e risposta.

    Mareval94

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  2. Come dissero gli one direction qualche anno fa: lascio ai poster l'ardua sentenza.

    Mareval94

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