IN FONDO AL BOSCO - Non ho capito


Il mercatino è portatore di gioie infinite. Ogni volta che ci passo, anche se sono trascorsi solo due giorni dall'ultima scorribanda, trovo sempre gustose novità. Nel mese di marzo ho trovato tanto di quel trash che devo ancora trovare qualche ora da sprecare per visionare tutto il "ben di Dio" raccolto.
Per trash ovviamente mi riferisco ai film horror.
"In Fondo al Bosco", in realtà, non è proprio trash. Non si capisce e basta.

Trama: Una compagnia di cinque attori (Sophie, Matthieu, Wilfried, Jeanne e Mathilde) si recano nella villa del ricchissimo barone Axel de Fersen per mettere in scena uno spettacolo per il nipotino di lui, Nicolas. Il soggiorno non sarà affatto piacevole, soprattutto perché nel bosco accanto alla villa è stato avvistato un pericolo assassino...

Diretto da Lionel Delplanque e uscito nel 2000, "In Fondo al Bosco" (in originale "Promenons-nous dans les bois") è un horror francese.

I cinque protagonisti, Sophie, Jeanne, Matthieu, Wilfried e Mathilde, sono interpretati rispettivamente da Clotilde Courau, Alexia Stresi, Clément Sibony, Vincent Lecoeur e Maud Buquet. Altri personaggi sono i già citati Axel de Fersen (François Berléand) e Nicolas (Thibault Truffert), il guardiacaccia Stéphane (Denis Lavant) e un poliziotto interessato a sorvegliare i dintorni della villa (Michel Muller).

I personaggi sono stereotipati e inquietanti. I cinque protagonisti sono il tipico gruppo di ragazzetti che amano le trasgressioni: Sophie è la più intelligente e perbene, Jeanne è ambigua, Wilfried è il bello che non balla, anzi traballa per quanto è odioso, Mathilde è menefreghista, Matthieu è un altro ambiguo ma alla fine non è cattivo. Insieme sono insopportabili, da soli o in coppia tirano fuori dinamiche interessanti. Il tipico gruppo i cui membri sotto sotto si odiano da morire.
Il barone è inquietante da morire e parla a vanvera, così come il guardiacaccia.
Il piccolo Nicolas completa la triade della villa: da buon bimbo horror, è strano, non è amichevole, non prova emozioni ed è masochista (infilzarsi la mano con una forchetta è abbastanza preoccupante per un bambino...).
Il poliziotto è inutile: compare a random in alcune scene e il suo contributo non porta a nulla.
È difficile analizzare a pieno i personaggi di questo film. Apprezzo però che ci siano dei personaggi diversi come una muta oppure relazioni omosessuali, cosa rara per un horror, anzi per un film del 2000.

La storia è il punto emblematico del film: non si sa che succeda, non si capisce perché i personaggi si comportino in certi modi, però la gente muore, quello si capisce.
Partiamo dall'inizio del film: una persona viene assassinata. Io, alla fine del film, non ho capito ancora chi sia stato. Un'idea ce l'avrei ma il film non ha spiegato bene la faccenda.
Arriviamo alla storia principale: il quintetto arriva, porta in scena la favola di Cappuccetto Rosso (in modo abbastanza cringe, peraltro), si scopre la presenza del maniaco omicida nei paraggi, la gente comincia a morire.
Per tutta la pellicola, le scene sono tagliate in modo strano, in molti casi ho dovuto mettere indietro perché non capivo per niente cosa stesse succedendo, tranne che i protagonisti cominciano, a un certo punto, a sbroccare tra di loro, sia prima che dopo i primi omicidi, accusandosi a vicenda senza motivo. Come sempre, gli horror sono un'occasione perfetta per discutere le amicizie.
Verso la fine del film, la storia degenera ancora di più. Come già detto, i superstiti cominciano ad accusarsi a vicenda, il solito sospetto principale non si rivela il killer, arriva il colpevole vero, battaglia finale sciapissima, fuga degli eroi, fine. Il tutto, ovviamente, senza capirci niente. Nemmeno il movente dell'omicida è chiaro. La rivelazione è banale, ma distratto dalle scene esageratamente astratte, mi sono dimenticato che c'era anche la possibilità che quella persona potesse essere l'assassino.
Io non so cosa avesse in mente il regista, ma un horror non ha bisogno di una trama a troppi strati, soprattutto se tale struttura causa dei buchi nella storia grandi quanto le voragini di Roma.

La sceneggiatura è stramba come la storia: i personaggi hanno scambi idioti di battute, il barone De Fersen non si capisce quando parla, la storia si svolge male e tanti saluti a un horror interessante.

Essendo uno slasher, la violenza ci sta, in alcuni tratti è anche sadica. Le persone muoiono in un ordine non troppo banale, bisogna dirlo.

L'ambientazione è suggestiva: la villa e il bosco sono giganteschi e perfetti per una storia dell'horror, visto che solo isolati dalla civiltà. Anche lo stile registico non è malaccio, anche se ha calcato un po' troppo la mano sull'astratto, secondo me.
Colonna sonora inquietante.

In generale, "In Fondo al Bosco" ha del potenziale, ma la troppa complessità della struttura narrativa ha trasformato un horror tranquillo in un pezzo noioso.

RedNerd Andrea

Personaggi Preferiti: Sophie e Matthieu, i meno peggio.

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