UNA SERIE DI SFORTUNATI EVENTI (2°STAGIONE) - Non vi conviene proprio guardare


Dopo un film che ha riassunto alla bell'e meglio i primi tre libri, la particolare serie di romanzi di Lemony Snicket ha ottenuto un adattamento televisivo con i controfiocchi. Ho divorato la prima stagione de "Una Serie di Sfortunati Eventi" in poco tempo, divertendomi con le tante scene folli, odiando il Conte Olaf e facendo il tifo per gli sfigatissimi orfani Baudelaire.
Finalmente è arrivata la seconda stagione: più travestimenti, più misteri ed eventi sempre più sfortunati.
Riusciranno i Baudelaire a trovare una gioia? Mah...

Trama: Dopo essere sfuggiti svariate volte al perfido Conte Olaf, gli orfani Violet, Klaus e Sunny Baudelaire finiscono alla Prufrock Preparatory School, un'accademia molto triste (tanto per cambiare). Nonostante l'ambiente poco affidabile, i tre bambini sembrano trovare un po' di pace e, soprattutto, degli amici.
Tuttavia è impossibile sbarazzarsi del malvagio Conte...

Uscita quest'anno e ideata da Mark Hudis, la seconda stagione de "Una Serie di Sfortunati Eventi", prodotto originale Netflix, continua a portare sul piccolo schermo la fortunata saga di Lemony Snicket/Daniel Handler, adattando gli eventi che vanno dal quinto al nono libro.

Rivediamo tutti i protagonisti della stagione precedente: Neil Patrick Harris (il leggendario Barney in "How I Met Your Mother") interpreta l'odioso Conte Olaf; i giovani Malina Weissman, Louis Hynes e Presley Smith sono i piccoli Violet, Klaus e Sunny Baudelaire; Patrick Warburton è Lemony Snicket, narratore della storia, mentre K. Todd Freeman interpreta Arthur Poe, banchiere che si occupa degli affari degli orfani.

Vengono introdotti numerosi personaggio durante i dieci episodi di questa stagione: tra i più importanti ci sono i gemelli (teoricamente sarebbero trigemini, ma vabbè) Isadora e Duncan Pantano (Avi Lake e Dylan Kingwell), orfani che hanno molto in comune con i Baudelaire; Esmé Squalor (Lucy Punch), misteriosa tutrice dei protagonisti; Jacques Snicket (Nathan Fillion, il mitico Richard Castle), misterioso agente/tassista che opera per conto di una misteriosa società segreta, e Olivia Caliban (Sara Rue), una bibliotecaria molto curiosa.
Altri personaggi interessanti, anche se minori, includono Carmelita Ghette (Kitana Turnbull), ragazzina ricchissima e allieva della Prufrock, Kevin (Robbie Amell), circense ambidestro, e Jerome Squalor (Tony Hale), marito tonto di Esmé. Preparatevi a dei cameo inaspettati e ben graditi.

I protagonisti sono fantastici, come sempre: i Baudelaire sono adorabili e intelligenti, ma iellati da morire. Non gliene va mai bene una. Impossibile non tifare per loro.
Il Conte Olaf è disgustoso, bastardo, viscido, brutto quanto la fame...ma ha anche dei difetti. Scherzi a parte, Neil Patrick Harris continua a fare un ottimo lavoro, distanziandosi di nuovo dall'Olaf interpretato da Jim Carrey nel film.
Lemony Snicket continua a deliziarci con le sue introduzioni complesse e spesso spoilerose, narrate ancora una volta con la flemma di una tartaruga egizia.
Il signor Poe è inutile. Seriamente inutile. Capisco che è scritto così, ma vorrei prenderlo a pugni sulle gengive a ogni sua apparizione. È incompetente, stupido, non si accorge dei travestimenti di Olaf e che la sua meravigliosa segretaria Jacqueline (Sara Canning) è un agente segreto, non aiuta mai per davvero gli orfani...quanto lo odio. E non so dire se la moglie sia addirittura peggio di lui.

Passiamo alle new entry. I Pantano (idea geniale chiamarli Isadora e Duncan) sono teneri: hanno una storia simile ai Baudelaire, ergo sono iellati anche loro. Porelli.
Esmé è una fantastica prima donna, antipatica, altezzosa ma affascinante. Un'ottima aggiunta al cast.
Grandi anche Jacques e Olivia, nonostante il primo non sia stato sviluppato a dovere.
Il premio "Personaggio più odioso della serie" va senza dubbio a Carmelita: sti cavoli che è una bambina, la volevo vittima di un destino orribile.
Ogni personaggio è provvisto di una personalità peculiare ed è in grado di rimanere nella memoria degli spettatori.

La storia è ancora più particolare. Siamo rimasti, alla fine della prima stagione, con gli orfani lasciati dentro l'accademia Prufrock, apparentemente liberi dalla cattiveria del Conte Olaf. Ovviamente la festa non può durare a lungo e i poveri bambini ricominceranno a essere colpiti dalla iella suprema. Il mainagioia è una garanzia, in questa serie: ogni volta che i bambini sembrano essere in vantaggio, avviene qualche imprevisto, sennò la storia sarebbe già finita nei primi libri...invece ne sono usciti tredici (numero molto fortunato), quindi sfighe a non finire.
Oltre alle numerose disavventure, vedremo anche delle novità per quanto riguarda il paassato dei defunti signori Baudelaire e il legame tra essi, i vari tutori e il Conte Olaf.
Inutile dire quanto sia malinconica l'atmosfera della serie, soprattutto se avete già visto la prima stagione.
Personalmente ho apprezzato questa stagione al pari di quella precedente, a livello di trama. Ormai è chiara la struttura narrativa di ogni capitolo (diviso in due parti): gli orfani arrivano in un nuovo posto, conoscono i nuovi tutori, arriva Olaf, si traveste, accadono sfortunati eventi e si prova a trovare una soluzione, oltre che a smascherare il cattivo e i suoi scagnozzi. Nonostante lo schema ripetitivo, ci si diverte comunque e gli episodi, coinvolgenti, si fanno divorare.
L'ironia è molto particolare, in questa serie: i momenti simpatici non mancano, anche grazie a Olaf, così come quelli nonsense. Non si ride a squarciagola, ma lo sghignazzo è inevitabile. Vista poi l'atmosfera malinconica, sono presenti anche scene tristi che nonostante non siano tragiche, riescono a far calare l'umore. In un certo capitolo ci sono pure dei momenti horror e angoscianti gestiti molto bene. Continuo a chiedermi perché i libri siano rivolti al pubblico giovanissimo...io, se li avessi letti, sarei rimasto vittima dei peggiori traumi.
Il finale è angoscia pura.

La sceneggiatura rispecchia perfettamente il clima della storia: le battute infondono angoscia o fanno sorridere, nonostante a volte non abbiano volutamente senso. La storia è lineare ma piena di sfumature, proprio come i vari personaggi, rappresentati molto bene, anche senza approfondita caratterizzazione.

Le ambientazioni sono meravigliose: in ogni capitolo ce n'è una diversa, piena di identità e anche abbastanza inquietante. Nessun posto emana sicurezza e ospitabilità, sia esso un'accademia, un villaggio far west o un carosello.
I colori allegri e vivaci sono quasi assenti; l'atmosfera tetra e malinconica è resa dalla continua presenza di colori cupi e spenti. Non si è mai visto un cielo assolato.
Colonna sonora azzeccata alla storia, la sigla continua a essere oro puro: più mi esorta a "non guardare, non guardare", più io faccio l'opposto.

"Una Serie di Sfortunati Eventi" continua ad appassionarmi e, visto il finale, non vedo l'ora che arrivi l'ultima stagione (ahimè, la terza sarà quella conclusiva, ma è meglio così, i rischi che allunghino il brodo distaccandosi dall'opera originale si riducono).
Quanto vorrei leggere pure i libri...magari dopo che mi sarò laureato.

RedNerd Andrea

Personaggi Preferiti: sempre tutti i protagonisti, tranne Poe, ma anche molte new entry come Esmé, Olivia, i Pantano e Jacques.

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