BABY - La Roma (per niente) bene



L'uscita di una serie tv o di un film italiani su Netflix equivale a un evento più unico che raro. Infatti di prodotti originali Netflix nostrani ce ne sono veramente pochi (la bellissima "Suburra" e un film), mentre di roba proveniente da altri stati ce n'è a bizzeffe.
Quindi, quando fu annunciata la serie "Baby", le aspettative divennero subito alte.

Dopo aver visto finalmente questa serie, devo dire di essere molto contento di non essermi fatto chissà che pensieri su quest'opera, perché la storia si può riassumere in una semplice frase: POTENZIALE SPRECATO.

Trama: Chiara e Ludovica sono due studentesse liceali, completamente diverse sotto ogni aspetto. L'unica cosa in comune, inizialmente, è che vanno allo stesso liceo, una scuola privata d'élite dei Parioli.
Dopo essersi conosciute, le loro vite cambiano radicalmente...

Diretta da Andrea De Sica e Anna Negri, "Baby" è una serie drammatica, ispirata allo scandalo delle baby squillo dei Parioli, fatto realmente accaduto.

La storia ruota attorno a tre ragazzi, Chiara (Benedetta Porcaroli), Ludovica (Alice Pagani) e Damiano (Riccardo Mandolini), nuovo arrivato nella scuola tutta chicchettosa.
Altri personaggi importanti sono Camilla (Chabeli Sastre Gonzalez), migliore amica di Chiara, e Fabio (Brando Pacitto), altro loro caro amico, nonché figlio del "simpaticissimo" preside della scuola; Simonetta (Isabella Ferrari), madre eccentrica di Ludovica; Arturo e Elsa (Massimo Poggio e Galatea Ranzi), genitori di Chiara, perennemente in conflitto tra loro; Monica (Claudia Pandolfi), madre "adottiva" di Damiano e allenatrice degli studenti; Niccolò (Lorenzo Zurzolo), fratello di Camilla e spasimante di Chiara; Saverio (Paolo Calabresi), gestore di un night club, affiancato dal cugino e braccio destro Fiore (Giuseppe Maggio).

I personaggi sono tutti puramente stereotipati. Questa serie non si fa mancare nessuno: la brava ragazza, la cattiva ragazza, la migliore amica tanto rigidina, il migliore amico che tutti reputano sfigato, il nuovo arrivato tenebroso ma fragile, genitori assenti oppure troppo giovanili, conoscenze poco raccomandabili e bulletti figli di papà. Seriamente, più che una serie tv a volte mi è parsa la fiera dei luoghi comuni.
Nonostante alcune brevi eccezioni (i tre protagonisti, quando la sceneggiatura gira bene), nessun personaggio risulta piacevole, anzi...la voglia di prenderli tutti a testate è forte e continua. Però questa caratteristica riflette molto le nuove generazioni realmente esistenti non solo a Roma, ma in tutta Italia: strafottenti, viziati, schiavi del telefono e dei social.
Ottimi insegnamenti, vedo. Per non parlare del fatto che tutti conducono una vita quasi sregolata. Pare di vedere un serial adolescenziale americano. 
Nonostante sia risaputo, anche in maniera esagerata, che la gente dei Parioli sia ricca, perfettina e snob, in questa serie le persone del quartiere più in di Roma sono rappresentate come pure macchiette. Lo ammetto, se fossi pariolino, mi sentirei un poco offeso. 

Io, poi, cerco sempre di essere comunque gentile nel recensire roba imperfetta, ma qua lo devo dire: la recitazione non è un granché. Alcuni attori se la cavano, ma la maggior parte hanno una parlantina irritante, ma soprattutto monotona. Non si riesce a percepire il cambio di intenzione, ogni battuta viene detta uguale alle altre. Che nervi.
Gli attori più adulti, però, fanno del loro meglio, nonostante la sceneggiatura non al top. Vedere la Pandolfi e la Ferrari, due grandi protagoniste di "Distretto di Polizia", nella stessa serie, nonché il mitico Calabresi (Biascica in "Boris"), è stato però piacevole. 

La storia racconta la genesi del fenomeno delle Baby Squillo dei Parioli...in teoria. In pratica, non proprio. 

Leggerino spoiler. 

Dopo tre episodi (su 6!) non si arriva ancora all'argomento centrale. Nei tre successivi, qualcosa accade, ma si tratta di fuffa, poca roba.
A questo punto le cose sono due: o gli sceneggiatori hanno fallito miseramente, oppure hanno fatto i furbi, puntando tutto su una possibile seconda stagione. Paraculi.

Comunque, ogni episodio contiene molte scene, alcune delle quali piuttosto inutili, visto che durano poco. Oltre alla storia principale (che non si vede), vengono inserite molte sottotrame che cercano di farci conoscere meglio personaggi che non siano Chiara, Ludovica e Damiano. A momenti le storie secondarie risultano più sviluppate di quella primaria. Che ironia.
Tuttavia c'è troppa carne al fuoco e vedere la conclusione di qualunque filone è impossibile. Sembra davvero tutto fatto apposta per preparare una seconda stagione. Il finale mi convince sempre di più di questa teoria: succede tanta roba ma allo stesso tempo non succede una mazza.
Alla fine mi viene spontaneo chiedermi se non abbia sprecato circa quattro ore della mia vita. 
Dire che la serie è facile da finire, infatti, è ovvietà: sono solamente sei episodi. 
Devo però ammettere che non è noiosa, in alcune scene mi ha tenuto incollato sullo schermo. 

La sceneggiatura, come già detto, non è ottima: la storia è un enorme stereotipo, è tutta roba già vista. L'unico elemento che poteva portare novità non è approfondito come merita. Alcune scene mi hanno fatto ridere perché erano estremamente prevedibili.
I dialoghi pure sono un po' banali. Sui personaggi mi sono già espresso. Tuttavia, voglio sperare che siano stati tutti resi volutamente così irritanti e negativi, magari per esprimere una critica sulla società italiana degli ultimi anni. Se davvero è così, bene...però si poteva sviluppare meglio.

Nonostante il tema molto "bollente" e alcune scene, tutto viene rappresentato in chiave soft, anche troppo, probabilmente per rendere la serie più appetibile agli occhi del pubblico più giovane. Però così, una storia noir e dal potenziale "crime" diventa una mera serie drama adolescenziale americana. Un vero peccato.

Se ci sono degli aspetti che reputo di alto livello, però, sono la musica e la fotografia.
Le ambientazioni sono riprese molto bene, il taglio di regia è molto interessante. Si vede bene il tono cupo della storia. 
La colonna sonora è azzeccatissima, in quanto riguarda canzoni, soprattutto italiane, molto in voga tra la generazione attuale. Io, da buon vecchio dentro, ho apprezzato pochissime tracce. Ciò non mi impedisce, però, di trovare la scelta delle musiche molto intelligente. 

"Baby" rappresenta un'occasione per fare conoscere l'Italia sul mondo Netflix. Tuttavia, la trama troppo approssimata e i personaggi troppo stereotipati non convincono troppo, così come la scelta di dividere la prima stagione in soli 6 episodi, per me troppo pochi per poter raccontare una storia abbastanza complessa.
Probabilmente hanno deciso di sistemare la parte più grossa in una probabile seconda stagione, ma è una strategia troppo rischiosa, visto che la serie non è ancora stata rinnovata.
Spero che si possa vedere un continuo perché il potenziale c'è, ma bisogna risolvere qualche problemino su recitazione e sceneggiatura.

RedNerd Andrea

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