BOHEMIAN RHAPSODY - Un solo, unico mito



Sono nato nel 1994, quindi svariati anni dopo il successo planetario dei Queen, tuttavia posso dire di essere cresciuto con la loro musica: infatti, quando andavo alle elementari, ogni volta che passavamo le vacanze in montagna, mio padre, durante il viaggio in macchina, metteva sempre un cd che conteneva le greatest hits della storica band inglese.
Io non mi lamentai di certo.
E così, i Queen divennero la prima musica che cominciai a sentire regolarmente, a parte le lezioni di flauto a scuola.
Passano gli anni, cresco, conosco nuovi generi, gruppi e cantanti, ma i Queen non smettono di essere presenti nella mia mente. 
Nel corso delle varie scorribande al karaoke di Kyoto, le tre canzoni che ho cantato più spesso con i miei amici sono state "Zankoku na tenshi no thesis", "Livin' on a prayer"...e "Bohemian Rhapsody". Nessuno si divideva le parti della canzone come nel gruppo originale. Tutti cantavamo dall'inizio alla fine, in un tripudio di voci energiche, non sempre intonate ma piene di sentimento.
Anche con i miei amici a Roma, però, ogni pretesto è buono per cantare le canzoni dei Queen, visto che buona parte del gruppo ne è grande fan.

Se i Queen sono stati la prima entità musicale di cui abbia mai avuto conoscenza, di conseguenza il primo personaggio che ho avuto modo di "conoscere", all'infuori dalla sfilza di nomi storici e letterari spiegati a scuola e dei protagonisti di "Dragon Ball", è stato il loro frontman, Freddie Mercury. Grazie alla sua figura, ho avuto modo di entrare presto in contatto (ovviamente in maniera blanda, essendo ancora piccolo) con tematiche forti come l'omosessualità e l'AIDS, il che mi ha preparato ad approfondire meglio questi argomenti con l'avvicinarsi a un'età più adulta.
Si può dire che ho imparato moltissime cose, grazie a questa band leggendaria. Non voglio mettermi a paragone con chi è riuscito a conoscerli veramente (intendo chi ha avuto la fortuna di seguire almeno un loro concerto dal vivo), ma la mia infanzia e la mia cultura sono stati segnati fortemente dai Queen.

Ammetto di aver accolto con scetticismo la notizia che sarebbe stato diretto un biopic su Mercury. Il mio primo pensiero è stato "Non potete toccare un mostro sacro". Quando poi ho letto che ad interpretare il baffo più famoso di sempre sarebbe stato Sacha Baron Cohen, ho storto ancora di più il naso. Ci assomiglia molto, sì, ma visti i suoi precedenti film, ho tremato al pensiero di come avrebbe potuto interpretarlo.
Poi però il film ha incontrato vari ostacoli e ha subito numerosi cambiamenti, tra cui il cambio di attore protagonista. 
Il ruolo, infatti, è andato a Rami Malek. 
Il mio scetticismo si è un po' affievolito. Però, per poter decidere se vedere o no il film, bisogna vedere le prime immagini. Malek ci avrebbe azzeccato con Freddie?
La risposta è arrivata. Dalle prime foto, la somiglianza sembrava notevole. 
Da lì, ho atteso con pazienza l'uscita del film senza mettermi a vedere troppi trailer, non volevo arrivare al fatidico giorno con troppe aspettative.
Con mia grande sorpresa, sono riuscito a informarmi poco...tranne una parte di quella che sarebbe poi stata la scena finale. Vedendola, ho potuto dire solo una cosa: tanta roba.
L'attesa si è fatta ancora più emozionante.

Ironia della sorte, ho rischiato di non riuscire a vedere "Bohemian Rhapsody". Per qualche miracoloso motivo, però, (forse la pubblicità dei Golden Globes), il film viene ancora proiettato più volte al giorno nel cinema vicino casa, quindi ho preso la prima occasione al balzo e sono corso a prendere un posto.

Non avrò avuto la possibilità di cantare le canzoni più amate insieme agli altri spettatori (eravamo in sette e io ero il più giovane e incline a sgolarmi, quindi ho solo mosso piedi e mani a ritmo), ma ho approfittato di questa atmosfera più "intima" per potermi gustare più da vicino la storia (anche se non perfettamente accurata) della mia band preferita, come se in quel momento mi trovassi proprio sulle scene, ma in un angolino senza disturbare.

Trama: Farrokh Bulsara è un ragazzo pieno di speranze e personalità e sogna di diventare una star. La situazione si presenta quando incontra un chitarrista e un batterista rimasti senza cantante. È l'inizio dell'era dei Queen e di Freddie Mercury...

Diretto da Bryan Singer e prodotto da Jim Beach (il manager della band), "Bohemian Rhapsody" è un biopic che narra la nascita dei Queen e delle loro celebri canzoni.
Come già detto, a interpretare il frontman Mercury (nato Farrokh Bulsara) è Rami Malek, ultimamente salito alla ribalta per aver interpretato il protagonista della serie tv "Mr. Robot".
Gli altri tre membri della band, il chitarrista Brian May, il batterista Roger Taylor e il bassista John Deacon, sono interpretati rispettivamente da Gwilyn Lee, Ben Hardy e Joe Mazzello. Altri personaggi importanti sono Mary Austin (Lucy Boynton), fidanzata di Mercury durante i suoi primi anni nella band; John Reid (Aiden "Ditocorto" Gillen), manager della band; Paul Prenter (Allen Leech), manager personale di Freddie; Jim Beach (Tom Hollander), avvocato-manager della band; Ray Foster (Mike Myers), produttore discografico; Jim Hutton (Aaron McCusker), fidanzato di Mercury durante i suoi ultimi anni di vita; infine, i genitori e la sorella di Mercury (Meneka Das, Ace Bhatti e Priya Blackburn)

Tutti e quattro i componenti della band sono identici alle loro controparti reali. La scelta del casting è ottima. Ironicamente, in alcuni punti il meno somigliante è Malek, ma solo negli occhi, perché guardando la bocca (grazie anche a una particolare dentiera), sembra proprio di veder parlare e cantare Freddie Mercury. Il fascino peculiare del frontman, però, lo trasmette davvero bene e da grande spessore, umanità e giustizia a un personaggio già epico di suo.
Una cosa di questo film che ho apprezzato è che ha rappresentato Mercury in tutti i suoi pregi e difetti, non come il cantante perfetto in tutto. Sperando, però, che sia tutto vero.
È innegabile, in ogni caso, il magnetismo di Malek, così come il talento di Mercury nella sua arte e l'originalità nel suo carattere e nel suo look. Anche se, certe volte, avrei voluto mandare a quel paese la sua eccessiva sicurezza e il suo essere un po' drama queen.
Brian May, in quanto a bravura e carisma, si sa difendere molto bene e in alcuni casi mi è sembrato un po' "l'eroe" della situazione, unico a tener testa con pazienza alle eccessività di Freddie.
Roger è il più folle e testa calda. 
Colgo l'occasione per chiedere scusa alla figura di Roger Taylor: a inizio film, l'ho scambiato per una ragazza. Che vergogna. Per questo motivo, l'ho soprannominato "L'Andromeda della storia".
Il povero John è il più bistrattato (anche le migliori band hanno un povero componente ignorato da quasi tutti), ma le sue espressioni facciali sono oro, fa tanta tenerezza. Certo che è stato un enorme salto di qualità, dai velociraptor di Jurassic Park (sì, Joe Mazzello ha interpretato uno dei due bambini protagonisti del primo film) a una delle band più celebri del mondo.
Insieme, i 4 ragazzi hanno una fortissima chimica e rendono bene l'immagine di "famiglia". Ho voluto loro bene dall'inizio alla fine, sia nelle scene simpatiche che in quelle più complicate. Ho visto davvero i Queen.

Anche i personaggi più secondari risultano interessanti.
Mary è bellissima e dolce, i due manager dei Queen sono forti e imprevedibili, così come il manager personale di Freddie...anche se non in senso positivo. 
Nonostante appaiano in poche scene, i genitori rappresentano molto bene la delicata situazione in famiglia, con chi supporta i sogni di Freddie e chi no. 

Bisogna partire con una fondamentale premessa, riguardo la storia: di accurato c'è ben poco. Molte cose sono state modificate, addirittura spostate nel tempo (alcune, nella realtà, avvengono prima o dopo il periodo rappresentato dal film). Quindi, bisogna prendere ogni evento con le pinze.
Ciò non impedisce, però, che il film sia bello. 
La storia ci presenta la storia di Freddie dalla formazione dei Queen, nel 1970, fino al celebre Live Aid del 1985. 15 anni di emozioni, follia, rischi e litigi.
Personalmente, mi sarebbe piaciuto vedere anche qualche evento precedente la formazione dei Queen, come la nascita in Freddie dell'interesse per la musica o il motivo per cui si rifiutasse di mostrare il suo vero nome e le sue origini, però vabbè, non si può mica chiedere la luna. Il film sarebbe durato più di tre ore e la gente, forse, si sarebbe addormentata.
Sul lato artistico, vediamo i contesti assolutamente particolari e divertenti in cui sono nate alcune delle hit della band, come "Killer Queen", "We Will Rock You", "Love of my Life", "Another One Bites the Dust" e "I Want to Break Free" (del cui folle video non ero a conoscenza). Ovviamente, la genesi più dettagliatamente rappresentata è quella di "Bohemian Rhapsody", canzone che dà il titolo al film e, probabilmente, una delle canzoni più fighe e originali che siano mai esistite finora.
Vedere come sono nate alcune delle canzoni che ormai fanno parte della cultura popolare di almeno il 70% della popolazione è stato davvero bello, soprattutto perché alcune di esse non è che siano state create in contesti totalmente positivi. È proprio vero che litigare non fa del tutto male.
Adesso so da dove nasce la follia di "Bohemian Rhapsody". E meno male che c'è chi diceva che nessuno si sarebbe filato quella canzone.
Molte scene dedicate alla band sono simpatiche, i loro screzi più scemi fanno sorridere. Quelli seri, invece, creano molta tensione e fanno anche capire che anche le band più belle non sono immuni dai drammi e dalle difficoltà. Stesso discorso per Freddie Mercury come persona: grande artista, carattere unico e una rara sicurezza di sé, ma uomo pieno di fragilità e circondato da persone sbagliate. Molte scene spezzano il cuore perché difficili da digerire.
Viene dato molto spazio alla vita privata di Freddie, quindi vediamo il suo rapporto con il suo vero amore, Mary, e poi l'esplorazione della sua bisessualità.
Il finale è bellissimo: Freddie, dopo un periodo insoddisfacente della sua carriera, ritrova la sua strada, la sua band e finalmente una persona in grado di amarlo davvero dopo Mary, e torna in gran forma sul palco del Live Aid, regalando ai presenti (e agli spettatori di 30 anni dopo) un concerto indimenticabile di almeno 20 minuti.
Il Live Aid riesce a valere da solo l'intero film. Epico.
Come già detto, gli eventi non sono accuratamente rappresentati, infatti in molti tratti si vede che, alla fine, il film è una versione "romanzata" della vera storia. Dopotutto è un film, non un documentario, quindi si sono potuti permettere qualche licenza artistica.
Nonostante ciò, non mi sono annoiato mai, nemmeno nelle scene drammatiche. Ho trovato tutto ben legato. 

Anche la sceneggiatura non è malaccio. I dialoghi coinvolgono, le scene più comiche funzionano e i personaggi sono ben rappresentati, soprattutto i Queen. 

Mi è piaciuto molto a livello estetico. I look anni '70 e '80, ai giorni nostri, appaiono un po' improbabili, ma sono unici e pieni di personalità. I tantissimi outfit indossati da Freddie sono iconici, anche se erano un po' un pugno negli occhi, e l'evoluzione del suo stile, dagli anni '70 fino ad arrivare al celebre baffo, è molto interessante.
La scena finale del Live Aid, ripeto, è epica. 
Sulla colonna sonora, è inutile esprimersi. È un dato di fatto, la musica dei Queen, rock, folle e sperimentale, ha fatto la storia e piace tuttora, regge benissimo gli anni che passano. Il film parte con una versione rock del jingle della 20th century fox, preludio alla magnificenza musicale del film. 
Nel corso del film è possibile ascoltare tantissime canzoni, alcune per intero, come quelle del Live Aid, altre più tagliate. La tentazione di cantare è alta, quasi impossibile resistere.
Da persona nata dopo gli anni '80, ho provato sincera invidia per chi ha avuto la possibilità di vedere anche solo una volta i Queen dal vivo. Se esistesse la macchina del tempo, ci salirei all'istante.

Capisco perfettamente le molte critiche al film, visto che molti eventi non sono storicamente precisi e in alcune scene, si vede molto l'influenza "drama", però io ho davvero apprezzato questo film, forse anche perché adoro i Queen da quando sono piccolo.
Il film ha vinto due Golden Globe, uno per il miglior film drammatico e uno a Rami Malek per il migliore attore protagonista in un film drammatico. Sinceramente, dopo aver visto questo film, sono felice soprattutto per Malek, e tiferò per lui anche agli Oscar, nonostante la concorrenza.

Sembra anche che presto "Bohemian Rhapsody" uscirà al cinema in versione karaoke. Sono tentato a vederlo, ma voglio genre che canta, perché a me da solo non mi si può sentire.

RedNerd Andrea

EDIT: Ho visto il film una seconda volta, stavolta accompagnato da una persona che visse di persona quegli anni: mia madre.
Ho apprezzato ancora di più l'opera e Rami Malek era ancora più Freddie Mercury, non lo so perché.
Se alla prima visione ho trattenuto la commozione, stavolta ho aperto proprio i rubinetti, soprattutto nelle ultime scene.
Anche mia madre ha apprezzato molto il film e lei quegli anni li hai visti per davvero, beata lei. 

Commenti