SUSPIRIA (2018) - Remake fino a un certo punto



Riuscire a scrivere questo articolo è stata un'odissea.
Sono riuscito per puro miracolo a vedere il remake di "Suspiria".
Ci ho messo almeno un paio di giorni a metabolizzare tutta la roba che ho visto in oltre due ore. 
Poi è arrivato un terribile esame che ha prosciugato completamente le mie energie, quindi il tempo di riflettere sul film è ulteriormente diminuito.
Finalmente sono riuscito a trovare un pochino di tempo e di cervello per ragionare e mettere per iscritto i miei pensieri.

Se l'horror di Dario Argento ha saputo terrorizzarmi bene, il remake di Luca Guadagnino mi ha solo trasmesso una forte angoscia. Oggettivamente non è un film dell'orrore, è più un film drammatico-thriller con forti elementi gore. Però dal punto di vista estetico e stilistico, è veramente una delizia.
Si tratta davvero di un remake?

Trama: L'americana Susie Bannon riesce a entrare nella prestigiosa Accademia di Danza Markos, a Berlino. La ragazza non trova un'atmosfera particolarmente allegra: una delle studentesse, Patricia, è da poco sparita, dopo aver accusato la scuola di essere un covo di pericolose streghe.
La scomparsa della ragazza è solo il primo di una serie di inquietanti eventi e Susie scoprirà presto di essere in grave pericolo... 

Diretto da Luca Guadagnino (regista italiano famoso di recente per aver diretto "Chiamami col Tuo Nome"), "Suspiria" è il remake dell'omonimo film di Dario Argento, datato 1977.

La protagonista Susie è interpretata da Dakota Johnson (l'Anastasia Steele della "bellissima" saga di "Cinquanta Sfumature").
Il capo della compagnia di ballo e maestra principale dell'Accademia è Madame Blanc (Tilda Swinton), affiancata da numerose insegnanti, tra cui Miss Tanner (Angela Winkler), Miss Vendegast (Ingrid Caven) e Miss Griffith (Sylvie Testud).
Tra le studentesse, invece, ci sono Patricia (Chloë Grace Moretz), Sara (Mia Goth) e Olga (Elena Fokina).
Un altro personaggio importante è il dottor Klemperer (Lutz Ebersdorf, che altri non è che Tilda Swinton sotto mentite spoglie), lo psicoterapeuta di Patricia che decide di indagare sulla misteriosa faccenda. Infine, Jessica Harper, la Susie del film originale, appare in un cameo molto bello.

A sorpresa, la Johnson fa un lavoro decente come protagonista. Nonostante l'aria ingenua, la sua Susie è una bravissima ballerina, tanto da catturare l'attenzione di Madame Blanc. A livello caratteriale, risulta interessante: ha subito molti più traumi di quanto voglia far credere e nel corso del film, le sue reazioni nei confronti dei terrificanti eventi a primo impatto risultano strane, ma verso la fine ci viene data una spiegazione molto sorprendente. Devo dire che i capelli arancioni le donano, sono davvero molto belli (la treccia lunga in avanti fa molto Marina Abramovich).
Tilda Swinton è una garanzia, finisce sempre per rubare la scena. Madame Blanc è magnetica, magari non eccellentemente approfondita a livello di sceneggiatura, ma l'attrice riesce a compensare con la sua espressività. Non c'è un suo sguardo che non sia in grado di ipnotizzare. La Swinton può essere messa pure a recitare Peppa Pig, riuscirebbe a venire comunque nominata agli Oscar. 
Non avrei mai preteso una sua nomination per questo film, ma penso che il suo lavoro non sia stato riconosciuto come meriti, soprattutto perché ha rivestito un secondo ruolo totalmente diverso dalle sue corde: l'anziano e fragile psicoterapeuta Klemperer. Dovrebbero fare a gara, lei e Sarah Paulson di "American Horror Story", a chi riesce a interpretare più personaggi diversi in un singolo film/serial televisivo. Parlando dell'anziano dottore, è un po' l'Hercule Poirot della storia: incuriosito e perplesso dai racconti di Patricia, comincia a indagare, a suo rischio e pericolo. Interessante il suo passato, molto legato alla storia della Germania di quegli anni.

Rispetto al film di Argento, le professoresse dell'Accademia sono tantissime. A parte Miss Tanner (meno Trinciabue e un po' più signora classica), sono tutti dei volti nuovi. Forse i personaggi risultano troppi, visto che a parte due o tre signore (di cui ho saputo associare volto e nome grazie a Wikipedia), non sono riuscito a capire chi fossero le altre e quale fosse il loro scopo nella scuola, però vabbè: riescono a rendere molto bene il concetto di "covo di streghe", quindi va bene.
Anche le studentesse acquistano un approfondimento del loro personaggio, in questa nuova versione, anche in correlazione all'ambiente storico-culturale del film. Trovo, però, che la Moretz è stata sfruttata troppo poco, visto il suo talento (soprattutto nei film horror). Olga è totalmente diversa dall'originale e per di più è molto più utile per la trama, mentre Sara è ancora una volta elemento centrale, riesce persino in qualche occasione a rubare la scena alla Johnson.
Alcuni personaggi maschili dell'originale, come il pianista non vedente e quello interpretato da Miguel Bosè, sono assenti. Il dottor Klemperer è l'unica figura maschile di peso (ironia della sorte, è interpretato da una donna). Questa centralità della donna si lega molto bene alla trama del film.

Ora, parliamo della storia. Rispetta abbastanza bene la narrazione del classico di Dario Argento, soprattutto a inizio film. Ci sono, però, moltissime aggiunte e modifiche, sia per quanto riguarda i personaggi (Susie inclusa) che la storia. Per esempio, il mistero centrale della trama (il covo delle streghe) nella versione centrale di Guadagnino viene svelato quasi subito, mentre nell'originale si scopre solo verso la fine. Quest'aspetto soprannaturale, in questo film, viene approfondito molto di più. Interessante anche la componente politica/storica del film, presente sia all'interno dell'Accademia (sotto forma dello scisma tra le fedeli a Madame Blanc e le fedeli della vecchia preside) che nell'ambientazione (la Germania degli anni '70-'80 è messa a dura prova da ripetuti attentati e altre tensioni).
Un altro elemento che Guadagnino amplia è quello della danza: finalmente l'accademia di danza viene mostrata in tutto il suo splendore, con allenamenti intensi, audizioni talentuose e saggi pieni di fascino e energia. Purtroppo, Argento non ha dato per niente importanza al ballo, relegandolo a un semplice elemento di contorno.
La trama continua a sorprendere fino alla fine, regalandoci una resa di conti tra eroina e villain diversa dalle aspettative, soprattutto se si ha già visto l'originale prima di questa pellicola: è proprio nell'ultimo dei sei atti in cui è divisa la storia che ci viene regalato il colpo di scena maggiore. Dopo la grande sorpresa, il film si dirige verso la fine in maniera molto poetica quanto emblematica.

Rispetto all'horror originale, più breve e dinamico, il film di Guadagnino dura più di due ore e il ritmo è molto più pacato, con scene più distese e parlate. In alcuni momenti, la pesantezza fa il suo effetto, ma non stona per niente con l'atmosfera del film.
Non ci sono vere e proprie scene horror: non aspettatevi jump scares, paura e altri elementi ben rappresentati dal Maestro del Brivido nel 1977. L'angoscia, però, c'è a palate.

Tutte queste differenze tra l'originale e il rifacimento fa quindi pensare: siamo sicuri che Guadagnino abbia fatto un remake? O forse ha creato una nuova storia, rispettando però gli elementi di partenza di Dario Argento?
Personalmente ho apprezzato tutti questi cambiamenti: abbiamo potuto rivedere gli eventi sotto diversi punti di vista, alcuni dei quali inediti, e comprendere meglio alcune dinamiche che a suo tempo non furono approfondite come meritavano.
La componente storico-politica può sembrare di troppo, ma secondo me ha contribuito a dare un'identità più personale al film.

La sceneggiatura consiste in molti dialoghi, alcuni dei quali abbastanza complessi. Il ritmo delle battute è molto rilassato, come lo svolgimento della storia. I personaggi sono interessanti, anche se le professoresse (Tanner e Blanc incluse) avrebbero meritato maggiore profondità.

L'elemento horror, alla fine, non esiste: niente occhi che appaiono nel buio e braccia che dal vuoto pugnalano gente a morte. Più che paura, viene trasmesso un forte senso di ansia, di oppressione.
La violenza, però, è molto forte: alcune scene possono essere difficili da guardare, c'è molto sangue e il gore è piuttosto pesante. Il finale è l'apice dello splatter, anche se si può notare un non so che di poetico (un po' come nella parte finale di "Madre!").

Se nell'opera di Argento c'era un tripudio di colori sgargianti, soprattutto nelle ambientazioni, in questo film il tono è molto cupo. Raramente si vede il sole, è quasi sempre nuvoloso o innevato. Anche gli edifici e gli abiti prediligono colori più scuri. Alcune scelte di regia e di inquadratura sono molto affascinanti. L'estetica, a volte, cattura di più della storia.

Una delle caratteristiche meglio riuscite del film, però, è la parte coreografica: i balli sono molto fighi. Guadagnino riesce a rendere la danza importante quanto la storia. La scena del saggio della scuola è sublime.

Anche la colonna sonora è ottima, riesce a intonarsi davvero bene alle scene. Il lavoro fatto da Thom Yorke, il cantante dei Radio head, è di alto livello.

Penso sia inutile cercare di confrontare il "Suspiria" di Guadagnino con quello di Argento. Gli elementi in comune, a parte il titolo, sono pochi. Se Argento ha giustamente dato importanza all'elemento horror e giallo, Guadagnino ha voluto semplicemente omaggiare un film che ha amato, rifacendolo a modo suo. Ho apprezzato molto la scelta di aggiungere e approfondire elementi nella trama. Esteticamente poi, ha un suo fascino (soprattutto le coreografie).

Guadagnino avrà intenzione di rifare anche i successivi capitoli della trilogia horror? Al momento, non si sa di preciso.

RedNerd Andrea

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