Purtroppo io non faccio parte della generazione che è cresciuta con le canzoni di questa grande artista. Avevo solo un anno quando lei se ne andò prematuramente.
Per questo, da piccolo ero convinto che "Almeno Tu nell'Universo" fosse di Elisa. Bellissima cover, per carità, ma ripensandoci è come se avessi detto una blasfemia.
Attraverso poi racconti di famiglia e ricerche personali, venni a sapere della sua interprete originale: Domenica Bertè in arte Mia Martini.
Ci misi un pochino per capire pure che la Bertè e la Martini fossero sorelle, ma sono dettagli che minano ancora di più la mia già scarsa intelligenza.
Mia Martini è un'artista che non passa per niente inosservata. La sua voce è potente, graffiata (un elemento in comune con la sua amata sorella) e le sue interpretazioni sono piene di sentimento e, soprattutto, sofferenza.
Anche il più insensibile dei macigni umani capitombola emotivamente, ascoltando una delle sue canzoni, in particolarmente le sue più famose. Se "Almeno Tu nell'Universo" mi fa liquefare il cuore peggio della lava, basta solo risentire l'attacco de "Gli Uomini non Cambiano" perché i miei occhi diventino un rubinetto rotto, senza possibilità si richiuderlo o ripararlo per alcuni minuti.
Può la sua voce non piacere, ma è impossibile non rimanere indifferenti alla sua forza emotiva.
Ma per quale motivo Mia ha sofferto così tanto?
Di certo ha avuto le sue brutte delusioni d'amore. Chi non ne ha mai avuta una?
Però non si tratta solo di questo.
La gente la trattò a pesci in faccia. Dicevano che portasse sfortuna. Dicerie del tutto malfondate, perché diciamocelo: come fai a provare che una persona porti sfiga?
Anche perché non sono state le persone a subire la jella, ma Mia Martini stessa. Circondata da ogni genere di negatività, lei, poverina, che non è mai riuscita a spiegarsi il perché di tutta questa cattiveria, è stata vittima di episodi davvero spiacevoli che hanno minato la sua salute e la sua autostima, come la morte del suo produttore in un incidente (in cui lei rimase illesa) e un intervento alle corde vocali, che mise in stallo la sua carriera.
La sua sofferenza non l'ha lasciata in pace fino alla fine: l'anno 1995, quando morì per arresto cardiaco, troppo giovane.
Nonostante tutto, Mia però, tra alti e bassi, ha regalato al pubblico che non l'ha mai abbandonata della vera arte. Non musica come semplice testo cantato, ma come frammenti della sua vita, del suo cuore.
Infatti le sue canzoni, per quanto passano gli anni, sanno ancora emozionare, sempre.
Arriviamo a oggi, il 2019. Ricorre il trentesimo anniversario di "Almeno Tu nell'Universo".
È da poco finito il Festival di Sanremo, la competizione che ha consacrato Mia Martini, proprio con quella canzone, anche se in realtà non le hai mai dato abbastanza riconoscimento. Basti pensare che "Almeno Tu nell'Universo" è arrivata nona in classifica. Sì, ha vinto il premio della critica (a cui è stato dato proprio il suo nome), ma la posizione non le rende giustizia.
Proprio in occasione di questo anniversario, viene prodotto un film, "Io Sono Mia", che riporta la vita dell'artista fino a quel giorno del 1989 in cui ha incantato i telespettatori.
Durante il festival, viene dedicato un poco del tempo (anche se in un orario e in modalità impietose) a Mia Martini e al film, facendo salire sul palco Serena Rossi, l'interprete di Mia.
Sono stati pochi minuti, ma è stata evocata una magia che valeva più di quasi tutte le esibizioni degli artisti di fatto in gara, quest'anno. Serena Rossi, proprio come nel film, non ha voluto imitare, ma rendere sua la canzone. Impossibile non intenerirsi. A fine esibizione, l'attrice dice qualche parola sul film e chiede scusa a Mia con una commozione assolutamente genuina.
Non credo che avrebbe dovuto chiedere scusa lei, ma è stato un momento di rara umanità e nonostante il pezzo non mi sia piaciuto del tutto per delle questioni fuori dall'esibizione (con tutto il rispetto, Baglioni poteva non duettare; Serena Rossi meritava dei fiori; se è vero che è stato tagliato un monologo della Rossi in onore di Mia, allora siamo stati tutti vittime di un'offesa), l'omaggio a Mia è valso tutto il Festival.
Ma torniamo al film, il vero soggetto dell'articolo. Come l'esibizione all'Ariston, è un omaggio sentito alla grande artista, ma soprattutto alla povera, sfortunata, ma grande donna che è stata.
La storia comincia con Mia Martini alla vigilia della sua esibizione nel Sanremo di 1989, che si concede, dopo qualche difficoltà, a una giornalista e decide di raccontare il suo passato.
Si viaggia quindi attraverso molti flashback dal 1970 agli anni '80. Vediamo Mimì Bertè, il suo iniziale nome d'arte, diventare Mia Martini; conosciamo il modo in cui sono nate molte delle sue hit più celebri, come "Piccolo Uomo", "Minuetto", "E non Finisce Mica il Cielo" e ovviamente "Almeno Tu nell'Universo". Oltre a questi eventi artistici, siamo testimoni anche di avvenimenti più personali, come la sua più grande storia d'amore e l'impatto delle dicerie, nate dall'invidia di signori nessuno, sulla sua persona.
L'intervista finisce e Mia si esibisce, il giorno dopo, per prima (altra conferma che la jella colpiva lei, non altri), emozionando chiunque le sia rimasta accanto e il resto degli spettatori. Ringrazio, personalmente, che il film non abbia narrato il Festival con "Gli Uomini non Cambiano", sennò mi avrebbero dovuto raccogliere con una cucchiaino.
Nonostante in alcuni flashback non sia stato specificato l'anno, la storia è stata organizzata bene e non risulta noiosa, anzi le scene più drammatiche sono davvero coinvolgenti e lo spettatore empatizza spontaneamente con la povera Mia.
Riguardo l'accuratezza storica non posso dire nulla, essendo totalmente ignorante in materia. Però reputo la drammatizzazione della trama non eccessiva. Il pathos è giusto e molto viene raccontato con semplicità.
Passiamo al cast. Come già detto, Serena Rossi (attiva sia nel cinema, nella tv e anche nel doppiaggio, infatti è la voce di Anna di "Frozen") interpreta Mia Martini. Nel corso del film appaiono molte personalità del mondo della musica, a partire da Loredana Bertè (Dajana Roncione). Importanti anche le figure di Franco Califano (Edoardo Pesce), Bruno Lauzi, Charles Aznavour (Corrado Invernizzi), il talent scout Alberigo Crocetta (Antonio Gerardi), colui che creerà il nome d'arte di Mimì, e Alba (Nina Torresi), amica e sostenitrice di Mia. Particolari le presenze di Andrea (Maurizio Lastrico), il grande amore di Mia, di Anthony, eccentrico amico di Loredana e Mimì e quella del padre di Mimì, Giuseppe (Duccio Camerini).
Ad affiancare la protagonista nel "presente" vi è la giornalista Sandra (Lucia Mascino).
Serena Rossi sono anni che dimostra di essere una delle professioniste più sottovalutate nel panorama italiano: è brava in tutto ciò che fa. Recita sempre bene e canta che è una meraviglia. Un angelo sceso in terra.
Qui non siamo in "Bohemian Rapsody", in cui Freddie Mercury viene imitato anche nella voce. La Rossi rievoca alla perfezione Mia nelle movenze (di spalle è identica). Nella voce, è identica nel periodo iniziale, ma nel post intervento alle corde vocali non molto. E ci sta, sicché non si vuole imitare il personaggio, ma interpretarlo. Anche perché, diciamoci, per imitare alla perfezione la tecnica vocale della Mia degli anni '80 bisognerebbe offrire in sacrificio al dio della musica le proprio corde vocali per sempre. La Rossi, però ha compensato questa poca somiglianza nel canto con un'interpretazione da urlo. Bravissima sia nel rappresentare la complessità di Mia, soprattutto nella sua fase adulta (a causa del suo trascorso, non era una persona aperta a tutti; era scettica, scontrosa, abbastanza rompiballe... Era il minimo che si comportasse così) che nel trasporre la sua sofferenza nelle esibizioni. Dubito che qualcuno non sia riuscito a empatizzare con lei nel corso del film. Nonostante il suo carattere difficile, era evidente la sua sensibilità, la sua fragilità e la voglia di esprimersi attraverso la musica, l'unica cosa che riusciva, secondo lei, a farla vivere.
Se non candidano Serena Rossi ai David di Donatello, vi prego, facciamo una petizione di protesta. Coinvolgiamo anche la Bertè.
Parlando proprio della Bertè, il suo personaggio si riconosce anche senza la presentazione: gambe belle e scoperte, ricci selvaggi, personalità sboccata e prorompente. Una donna dall'infinita energia. Mi sarebbe piaciuto vedere qualche scena in più tra loro, ma immagino che la Bertè, tra i consulenti per il film, abbia preferito restare più nello sfondo per dedicare lo spazio esclusivamente a sua sorella. Una scelta davvero generosa.
L'amore della sua vita, udite udite, è la versione fittizia di Ivano Fossati. Sorvolando sulla codardia del cantante nel non volerci mettere la faccia e il nome, Andrea è un personaggio orribile, il finto principe azzurro purtroppo presente nella vita di molte sventurate romantiche.
Neanche il padre è uno stinco di santo, dà il peggio di sé quando Mimì è piccola e, di fronte a un testo come "Padre Davvero" in cui la figlia sfoga la sua rabbia nei suo confronti, non accetta le sue responsabilità. Piuttosto mi sarei fatto adottare che restare un minuto in più con un essere del genere.
Non so quanto fosse identico Califano alla controparte originale, ma almeno come carattere mi è parso rispettato, anche perché mi è sembrato uno dei pochissimi personaggi positivi della storia, insieme ad Alba, sostenitrice di Mia per anni, nonostante tutto. Un modello di amicizia vera. Mi è sembrato molto somigliante anche Aznavour. L'impresario è un'incognita, ma alla fine non è nient'altro che un fantoccio dello spietato mondo del mercato musicale.
SPOILER: Anthony, l'amico stravagante, in realtà è Renato Zero, amico di lunga data delle Bertè, ma anche lui non ha voluto metterci il nome.
Concludiamo con il personaggio di Sandra. Inizialmente parte come una delle tante persone che vuole speculare sulla cattiva fama della Martini, ma ha la sfortuna di trovarsi davanti una donna ancora più cazzuta di lei come Mia. Le due finiscono per legare e la cantante decide di aprirsi a lei, in un mutuo e bellissimo rapporto di rispetto e solidarietà femminile.
La sceneggiatura è semplice, i dialoghi sono naturali e vivaci, anche con qualche espressione colorita (si sa che Loredanona non è proprio laureata a Oxford). Mia è rappresentata, giustamente, in maniera più approfondita rispetto agli altri.
Ovviamente è un film drammatico, non ci sono scene comiche. Nonostante Mia sia stata protagonista di molte tragedie, i momenti che fanno più male sono quelli in cui la gente la allontana ed esclude, anche senza conoscerla, a causa delle cattive voci sul suo conto. Sarà che ho subito anch'io questa specie di "bullismo" (bello essere additati come jettatori solo perché nati con i capelli rossi, ve? Mortacci vostra a tutti), ma vedere una persona innocente essere trattata così da sconosciuti e persone del settore mi ha fatto molto male. Scoprire poi che tra le persone cattive ci sono stati anche nomi illustri (inclusa una signora che ha appena gareggiato a Sanremo, finendo meritatamente nelle ultime posizioni) è stata una forte delusione.
Merde. Ve pijasse 'n cagotto a spruzzo, cor core. Come esseri umani, non valete un'emerita cippa.
Scusatemi per i toni.
Le ambientazioni si alternano tra Sanremo 1989 e la Roma degli anni '70-'80, passando per la casa di famiglia, quando Mia era bambina.
La colonna sonora è inutile dire quanto sia pregiata. Sentiamo Mia cantare jazz con una band, poi diventare l'artista solista che conosciamo. "Almeno Tu nell'Universo" è attesa con ansia fino alla fine del film e non delude per niente (non che "Piccolo Uomo" e "Minuetto" non sia altrettanto belle, anzi). Sono sicuro che molti spettatori giovani, grazie a questo film, hanno avuto modo di ampliare la loro cultura musicale.
"Io Sono Mia" è un omaggio sentito e fatto con grande umiltà a una grande artista il cui talento, ancora oggi, non è riconosciuto come meriterebbe. I telespettatori più grandi rivivono, attraverso l'immensa bravura di Serena Rossi, la struggente storia di Mia Martini, mentre quelli più giovani come me hanno l'occasione di andare oltre le canzoni e conoscere la persona.
Sarebbe stato molto bello se omaggi e riabilitazioni del genere fossero stati fatti anni fa, quando Mia era ancora viva. Sembra tutto molto facile, quando l'artista non c'è più, ma è comunque un passo in avanti.
Mia, se in qualche modo riesci a vederci, spero tu possa apprezzare questo umile omaggio.
E voi, che avete tappato le ali a una vera stella, fatevi un bell'esame di coscienza e sentitevi delle merde. Perché è quello che siete.
Scusaci davvero, Mimì. La gente è davvero strana.
RedNerd Andrea
Qui non siamo in "Bohemian Rapsody", in cui Freddie Mercury viene imitato anche nella voce. La Rossi rievoca alla perfezione Mia nelle movenze (di spalle è identica). Nella voce, è identica nel periodo iniziale, ma nel post intervento alle corde vocali non molto. E ci sta, sicché non si vuole imitare il personaggio, ma interpretarlo. Anche perché, diciamoci, per imitare alla perfezione la tecnica vocale della Mia degli anni '80 bisognerebbe offrire in sacrificio al dio della musica le proprio corde vocali per sempre. La Rossi, però ha compensato questa poca somiglianza nel canto con un'interpretazione da urlo. Bravissima sia nel rappresentare la complessità di Mia, soprattutto nella sua fase adulta (a causa del suo trascorso, non era una persona aperta a tutti; era scettica, scontrosa, abbastanza rompiballe... Era il minimo che si comportasse così) che nel trasporre la sua sofferenza nelle esibizioni. Dubito che qualcuno non sia riuscito a empatizzare con lei nel corso del film. Nonostante il suo carattere difficile, era evidente la sua sensibilità, la sua fragilità e la voglia di esprimersi attraverso la musica, l'unica cosa che riusciva, secondo lei, a farla vivere.
Se non candidano Serena Rossi ai David di Donatello, vi prego, facciamo una petizione di protesta. Coinvolgiamo anche la Bertè.
Parlando proprio della Bertè, il suo personaggio si riconosce anche senza la presentazione: gambe belle e scoperte, ricci selvaggi, personalità sboccata e prorompente. Una donna dall'infinita energia. Mi sarebbe piaciuto vedere qualche scena in più tra loro, ma immagino che la Bertè, tra i consulenti per il film, abbia preferito restare più nello sfondo per dedicare lo spazio esclusivamente a sua sorella. Una scelta davvero generosa.
L'amore della sua vita, udite udite, è la versione fittizia di Ivano Fossati. Sorvolando sulla codardia del cantante nel non volerci mettere la faccia e il nome, Andrea è un personaggio orribile, il finto principe azzurro purtroppo presente nella vita di molte sventurate romantiche.
Neanche il padre è uno stinco di santo, dà il peggio di sé quando Mimì è piccola e, di fronte a un testo come "Padre Davvero" in cui la figlia sfoga la sua rabbia nei suo confronti, non accetta le sue responsabilità. Piuttosto mi sarei fatto adottare che restare un minuto in più con un essere del genere.
Non so quanto fosse identico Califano alla controparte originale, ma almeno come carattere mi è parso rispettato, anche perché mi è sembrato uno dei pochissimi personaggi positivi della storia, insieme ad Alba, sostenitrice di Mia per anni, nonostante tutto. Un modello di amicizia vera. Mi è sembrato molto somigliante anche Aznavour. L'impresario è un'incognita, ma alla fine non è nient'altro che un fantoccio dello spietato mondo del mercato musicale.
SPOILER: Anthony, l'amico stravagante, in realtà è Renato Zero, amico di lunga data delle Bertè, ma anche lui non ha voluto metterci il nome.
Concludiamo con il personaggio di Sandra. Inizialmente parte come una delle tante persone che vuole speculare sulla cattiva fama della Martini, ma ha la sfortuna di trovarsi davanti una donna ancora più cazzuta di lei come Mia. Le due finiscono per legare e la cantante decide di aprirsi a lei, in un mutuo e bellissimo rapporto di rispetto e solidarietà femminile.
La sceneggiatura è semplice, i dialoghi sono naturali e vivaci, anche con qualche espressione colorita (si sa che Loredanona non è proprio laureata a Oxford). Mia è rappresentata, giustamente, in maniera più approfondita rispetto agli altri.
Ovviamente è un film drammatico, non ci sono scene comiche. Nonostante Mia sia stata protagonista di molte tragedie, i momenti che fanno più male sono quelli in cui la gente la allontana ed esclude, anche senza conoscerla, a causa delle cattive voci sul suo conto. Sarà che ho subito anch'io questa specie di "bullismo" (bello essere additati come jettatori solo perché nati con i capelli rossi, ve? Mortacci vostra a tutti), ma vedere una persona innocente essere trattata così da sconosciuti e persone del settore mi ha fatto molto male. Scoprire poi che tra le persone cattive ci sono stati anche nomi illustri (inclusa una signora che ha appena gareggiato a Sanremo, finendo meritatamente nelle ultime posizioni) è stata una forte delusione.
Merde. Ve pijasse 'n cagotto a spruzzo, cor core. Come esseri umani, non valete un'emerita cippa.
Scusatemi per i toni.
Le ambientazioni si alternano tra Sanremo 1989 e la Roma degli anni '70-'80, passando per la casa di famiglia, quando Mia era bambina.
La colonna sonora è inutile dire quanto sia pregiata. Sentiamo Mia cantare jazz con una band, poi diventare l'artista solista che conosciamo. "Almeno Tu nell'Universo" è attesa con ansia fino alla fine del film e non delude per niente (non che "Piccolo Uomo" e "Minuetto" non sia altrettanto belle, anzi). Sono sicuro che molti spettatori giovani, grazie a questo film, hanno avuto modo di ampliare la loro cultura musicale.
"Io Sono Mia" è un omaggio sentito e fatto con grande umiltà a una grande artista il cui talento, ancora oggi, non è riconosciuto come meriterebbe. I telespettatori più grandi rivivono, attraverso l'immensa bravura di Serena Rossi, la struggente storia di Mia Martini, mentre quelli più giovani come me hanno l'occasione di andare oltre le canzoni e conoscere la persona.
Sarebbe stato molto bello se omaggi e riabilitazioni del genere fossero stati fatti anni fa, quando Mia era ancora viva. Sembra tutto molto facile, quando l'artista non c'è più, ma è comunque un passo in avanti.
Mia, se in qualche modo riesci a vederci, spero tu possa apprezzare questo umile omaggio.
E voi, che avete tappato le ali a una vera stella, fatevi un bell'esame di coscienza e sentitevi delle merde. Perché è quello che siete.
Scusaci davvero, Mimì. La gente è davvero strana.
RedNerd Andrea
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