MISSION ACCOMPLISHED: HO VISTO TUTTA LA CERIMONIA DEGLI OSCAR DAL VIVO



Sono anni che ho provato a vedere per intero la Cerimonia degli Academy Awards, o Premi Oscar, ma vuoi per la stanchezza, vuoi perché cercavo sempre di essere uno studente modello, sono sempre andato a dormire subito dopo il Red Carpet o dopo i primissimi premi, per poi fiondarmi, la mattina dopo, su Wikipedia per scoprire chi si era aggiudicato la statuetta.
Quest'anno ho detto no: volevo emozionarmi, volevo scoprire in diretta se le mie previsioni ci avrebbero azzeccato oppure no, volevo provare il brivido di stare svegli fino alle 5 di mattina, ma soprattutto volevo fregarmene del fatto che avrei avuto lezione all'università il giorno dopo, visto che la mia facoltà, manco a farlo apposta, ha quasi sempre fatto ricominciare le lezioni il lunedì successivo ai Premi Oscar.
Mamma mia, sono stato proprio un "young rebel", ve?
Quest'anno ero proprio curioso, nonostante avessi visto solo pochissimi film in competizione: "La Favorita", "Bohemian Rhapsody", "Mirai" (anche se avrei preferito non averlo visto), "Ralph Spacca Internet", "Black Panther" e "Avengers: Infinity War".
Io invidio di cuore chiunque riesca a vedere almeno tutte le pellicole candidate al premio per il Miglior Film, nonostante non sia un critico, un giornalista cinematografico o un doppiatore (se gli è possibile vedere ciò che doppia per intero).
Ma come lo trovate, il tempo libero? I soldi? Il cinema che ce li ha tutti? La voglia?
Beati voi.
Io, per vedere almeno i film a cui tengo tanto, mi costringo a saltare delle lezioni in modo da costruirmi l'unico momento utile per andare al cinema.
...non che soffra molto, nel saltare qualche ora di stress all'università.
Però vuoi mettere con una poltrona comoda, un bel cesto di pop corn e uno schermo enorme in cui poter vivere una magia che rischia di perdere il suo fascino, se proposta in televisione?
Già mi è successo di perdere occasioni d'oro come "Gravity" ed è stata una forte sofferenza.

E così, incurante della sveglia che avrebbe suonato alle sette del mattino, mi sono barricato in camera e mi sono visto la Cerimonia dall'inizio alla fine.
Ne è valsa davvero la pena. Ho persino azzeccato quasi tutti i premi maggiori!
Se ci avessi scommesso sopra, avrei potuto fare jackpot, mi sa.

Solo una cosa avrei migliorato alla mia esperienza da telespettatore: qualche snack in più.
Nun c'avevo voja de scenne ar Carrefour in pigiama e de corsa.

Poiché in camera non ho Sky, ho messo TV8, un canale che secondo me andrebbe valorizzato ancora di più, rispetto a quelli più mainstream.
Ed eccoci al Red Carpet, quel tripudio di celebrità, interviste e look particolari che spinge anche il più umile dei telespettatori a trasformarsi, anche solo per una notte, in Enzo Miccio e Carla Gozzi e giudicare in maniera spietata i look degli invitati, specie se sono attori che si amano/odiano in particolare.
Ad accompagnare l'evento, dagli studi Sky, ci sono stati Francesco Castelnuovo, insieme al critico Gianni Canova e alle Tre Marie italiane della serata: Michela Andreozzi, Margaret Madè e Elena Di Cioccio. Personalmente, mi sono piaciuti, non ho alzato gli occhi a ogni loro incursione, forse sarà perché adoro la Andreozzi e la Di Cioccio. Canova, invece, mi ha fatto soffrire: ha dovuto commentare ogni candidato al Miglior Film, in soli 30 secondi ciascuno. Sono stato più io in apnea di lui. Meno male che il giochetto è durato poco e finito subito, sennò sarei andato in iperventilazione.

Appena si apre il collegamento con Hollywood, ho un sussulto.
Mi ero dimenticato che ci sarebbero stati loro.
Gli eroi che permettono a chi non capisce perfettamente l'inglese (tipo me) di seguire ogni discorso/intervista dell'evento.
Gli interpreti e le loro vocine buffe.
Tanto rispetto per il loro lavoro, anzi vi ringrazio di cuore.
Però le vostre cadenze mi fanno morire. Non sono un criticone maestrino, sono solo dizione-nazi. Perdonatemi.

E ora, procediamo con la mia versione ridotta e poco interessante di "Ma come ti vesti - Academy Awards Edition"
Il primo a colpire, con il suo look, è decisamente Billy Porter, attore delle serie "Pose" e "American Horror Story": completo maschile sulla parte superiore, gonna con strascico sulla parte inferiore. Standing ovation per il coraggio. Sinceramente, se non avessi sentito il commento delle persone di Sky, non me ne sarei manco accorto.
Ho chiaramente sentito, da km in lontananza, Donatella Versace urlare estatica "GENIO!".

Sinceramente, non ci sono stati in generale vestiti che mi hanno fatto gridare all'opera d'arte o alla monnezza. A questo punto penso di essere una persona senza pretese sull'aspetto fisico, visto che ogni giorno mi vesto volontariamente a membro di segugio.
D'altronde, "Non è l'aspetto fisico che ti contraddistingue, ma ciò che possiedi dentro."
...scusate, lo spirito dei Baci Perugina mi ha posseduto per un breve, ma imbarazzante istante.

In poche parole, ho fatto più attenzione alle persone che ai loro outfit. L'unica cosa che posso permettermi di dire è che il giallo e il rosa hanno tirato di brutto, quella sera.

I primi che noto sono gli attori principali di "Bohemian Rhapsody", con l'esclusione del protagonista Rami Malek e della sua collega/fidanzata Lucy Boynton. Sono troppo simpatici insieme, sembrano una di quelle combriccole di amiconi che fanno danni ovunque vadano.
Ancora non mi capacito che Joe Mazzello sia il bambino del primo "Jurassic Park", quello che si è beccato una scossa più forte di un elettroshock di Pikachu.

A un certo punto arrivano le comiche Tina Fey, Amy Poehler e Maya Rudolph, soprannominate affettuosamente da me "Le Tre Marie hollywoodiane".
Continuo a pensare che la Fey (che adoro) sia sorella segreta di Winona Ryder.
Poi arriva una dea. Angela Bassett, straordinaria attrice, ma anche bellissima donna.
Se ha davvero 60 anni, allora penso che esista davvero il siero della giovinezza. Ce l'ha tutto lei.
Poi è il turno di Glenn Close e la lotta per chi assegnare nella mia mente il premio alla Migliore Attrice ha ricominciato a imperversare: lei, anche se non ho visto il suo film, o Olivia Colman, che ho visto e apprezzato ne "La Favorita"? Il dubbio è rimasto fino all'effettiva premiazione.
A seguire, un trio asiatico: la leggendaria Michelle Yeoh, la promettente Constance Wu e l'esilarante Awkwafina, che ancora non ho capito chi sia ma il suo viso mi fa troppa simpatia. Le tre donne sono protagoniste di "Crazy Rich Asians", film pubblicizzato molto sui social, ma che temo non se lo siano molto filato qui, in Italia. Io purtroppo ero a Kyoto, quando è uscito nelle sale, quindi me lo sono perso. Spero di recuperarlo presto.

Si risveglia un altro importante dilemma personale: ma Melissa McCarthy mi sta simpatica o antipatica? Intanto è l'attrice dal patrimonio più alto, quindi tanto di cappello. Si scegliesse, però, film più decenti, in futuro, che brava comunque lo è.

Passiamo anche a figure maschili, due esempi di figaggine ma opposti tra loro: il più semplice James McAvoy (grande successore di Patrick Stewart nel ruolo del Professor X) e il monumentale Jason Momoa. Io sono team McAvoy, soprattutto perché come attore è troppo sottovalutato.

Finalmente arriva uno degli attori da me più attesi: Rami Malek, colui che ha fatto rivivere il mito e il ricordo di Freddie Mercury in "Bohemian Rhapsody". In un attimo, non solo io, ma anche i miei libri, DVD, i miei funko pop, la mia Nintendo Switch e persino la tenda della mia camera hanno cominciato a tifare per lui.

Ho intravisto anche Emilia Clarke, la mia adorata Danaerys (finalmente tornata castana), Amy Adams con la sua famiglia, e altre star.
Però non si vede lei, l'artista più attesa della serata, visti i suoi look passati.
La Germanotta. Lady Gaga.
Che fine avrà fatto? Avrà trovato traffico? Se sarà scordata dell'evento?
Intanto tempus fugit e si è arrivati all'inizio della cerimonia.
Ad apparire prima del numero di apertura è Sam Rockwell, che ha vinto il premio per il Migliore Attore non Protagonista l'anno scorso. Mi ha colpito molto il suo aspetto: era identico a Gianmarco Tognazzi.

Partiamo subito con un presupposto: non avevo aspettative sullo stile della Cerimonia. Innanzitutto, non ci sarebbe stato nessun conduttore, strana scelta, soprattutto dopo che l'attore Kevin Hart si è tirato indietro dalla conduzione, dopo essere stato protagonista di uno scandalo su Twitter.
Poi vabbè, c'erano state altre decisioni strane come l'assegnazione di alcuni premi minori durante le pubblicità, per poi, grazie al cielo, cambiare idea.
Non avevo proprio idea di cosa aspettarmi.

Poi sono saliti sul palco Brian May e Roger Taylor, quelli veri, accompagnati da un bassista (purtroppo John Deacon si è ritirato dopo la morte di Freddie) e dal cantante Adam Lambert, che fa loro da voce solista nei concerti, e si esibiscono nelle meravigliose "We Will Rock You" e "We Are the Champions".
Inutile dire che di Freddie ce n'è uno solo, ma Lambert se l'è cavata molto bene, senza imitare lo stile del leggendario frontman.
Io, però, avrei fatto cantare loro più canzoni, tipo il repertorio del Live Aid.
Mi sono divertito molto a vedere le varie star presenti alla serata scatenarsi al ritmo dei Queen, compresa Lady Gaga, finalmente arrivata sul posto.
Mi aspettavo outfit più folli e audaci (chi se lo scorda l'abito fatto di bistecche, super acclamato da vegani, vegetariani e animalisti), invece eccola con un look sobrio e un abito nero. Molto bella.
Non è l'unica assente dalle inquadrature del red carpet a cicciare fuori all'improvviso: in poco tempo, ho intravisto Chris Evans e Chadwick Boseman, i miei adorati Cap e Pantera Nera.

Finita la bella ma breve esibizione, ecco arrivare di nuovo le Tre Marie Hollywoodiane a presentare il premio per la Migliore Attrice non Protagonista.
Daje, cominciamo subito con un premio sostanzioso.
Già comincio ad azzeccarci con i pronostici: vince Regina King per la performance in "Se la Strada Potesse Parlare". C'era da aspettarlo, è brava ma hanno parlato praticamente solo di lei, tra le candidate.
Anche quest'anno Amy Adams vince l'anno prossimo. A momenti fa a gara con Glenn Close per il numero di candidature mai vinte.
Poi inquadrano Daniel Craig e Rachel Weisz e sento il lato romantico in me fare LEGGERMENTE capolino.

Alla fine, si è optato per presentatori diversi per ogni premio. I prossimi a salire sul palco sono Jason Momoa e Helen Mirren.
Di certo, gli organizzatori della cerimonia si sono divertiti a formare accoppiate di presentatori molto curiose. Per colpa loro, ora voglio un film action tamarro con Aquaman e la Dama Mirren protagonisti, insieme sul palco erano davvero simpatici.
Il duo annuncia i vincitori per il Miglior Lungometraggio Documentario e uno dei fortunati, arrivato sul palco, ha quasi sparato uno "Shit" grosso quanto la capoccia di Thanos per l'incredulità. Mito.
Si susseguono altri premi, come quello per i Migliori Costumi (brava Ruth E. Carter per il suo lavoro in "Black Panther", ma speravo tanto vincesse Sandy Powell per "La Favorita"), e altre coppie simpatiche di presentatori, come i bellissimi Chris Evans e Jennifer Lopez (molto brava in "Shades of Blue", non l'avrei mai detto), poi Emilia Clarke da sola, come la mitica Serena Williams, subito dopo di lei, poi si torna alle coppie, con Danai Gurira (la mia preferita in "The Walking Dead") e McAvoy.

Poco dopo tocca presentare il premio al Miglior Film Straniero ed ecco i magistrali Javier Bardem e Angela Bassett.
Il mio cuore ha desiderato fino all'ultimo che a vincere fosse "Shoplifters" di Hirokazu Kore-eda, anche solo per dare un po' di prestigio meritato al Giappone, che sa produrre bei film quanto tutti gli altri paesi, ma la concorrenza è troppo spietata e vince "Roma" di Alfonso Cuaron.
Mi piace Cuaron, ma ha vinto già parecchi premi, io sinceramente avrei fatto vincere qualcun altro, soprattutto perché Cuaron era anche in lizza per il Miglior Film, oltre che per la Miglior Regia.
Alla fine è inevitabile rosicare, ma leggere critiche positive ovunque per "Shoplifters" mi ha rincuorato.
Quando vedrò "Roma", saprò veramente dire se il premio sia stato meritato.

Dopo altri premi, si torna sulla recitazione, con il premio per il Miglior Attore non Protagonista, presentato dal nostro James Bond biondo, Daniel Craig, e da Charlize Theron, sempre bella, anche da mora.
Anche qui, pronostico avverato: vince Mahershala Alì per "The Green Book".
A differenza della non protagonista, sono 100% contento per Alì, che tra l'altro ha fatto il bis, avendo già vinto due anni fa con "Moonlight".
Quando vidi l'attore per la prima volta nella serie TV "4400", nonostante mi avesse colpito, mai avrei pensato che sarebbe diventato uno degli attori più apprezzati degli ultimi anni.
Come si fa a pensare il contrario? Bravo, carismatico, strafigo, i riconoscimenti se li merita tutti.
Solo un difetto: il cappello sul palco no, Alì. Sei figo comunque, ma sii educato, levate er cappello, soprattutto perché c'ha la forma 'n tantinello ambigua. Chi lo ha visto, capirà.
Cappello a parte, premio strameritato sulla fiducia, visto che se devo ancora vedere "The Green Book" (recupero in settimana).

Si arriva al premio per il Miglior Film Animato, presentato da Pharrell Williams e Michelle Yeoh.
Impressionante quanto sembrasse più giovane lei di lui, in alcune inquadrature. Me sa che la Yeoh se condivide in segreto l'elisir con la Bassett.
In attesa del verdetto, ho cominciato a pregare ogni kami esistente che non vincesse "Mirai". Tutti ma non "Mirai". Ho odiato troppo quel film per vederlo vincere un Oscar.
Per fortuna, non ha vinto. A trionfare è stato "Spider-Man: Into the Spider-Verse". Mi sono subito maledetto per non essere andato a vederlo a cinema, probabilmente perché diedi priorità...proprio a "Mirai".
Tiè Andrè, te lo meriti il Bad Karma Chameleon.

Seguono altri premi, come il Miglior Cortometraggio Animato andato a "Bao", un'opera su un simpatico raviolo cinese (nun ve dico er brontolio allo stomaco che m'è venuto...), che recupererò appena posso, e le Migliori Sceneggiature Originali e Adattate, assegnati rispettivamente a "The Green Book" e "BlacKkKlansman" (Spike Lee finalmente gioisce). Ovviamente seguono anche altri presentatori, come Awkwafina (niente da fare, mi sta troppo simpatica a pelle), la coppia Sarah Paulson-Paul Rudd (subito a immaginarmi un action horror con protagonisti Lana Banana e Ant Man), Krysten Ritter (la mitica "Jessicah" Jones), gli epici Samuel L. Jackson e Brie Larson (attendo il film su Capitan Marvel più della Pasqua) e la coppia Michael B. Jordan e Tessa Thompson (altra coppia Marvel).

Nel mentre, mi sto accorgendo che manca il divertimento, la comicità.
Gli anni scorsi almeno c'era Jennifer Lawrence a rallegrare gli animi, anche se involontariamente (ci ride pure lei sui suoi memorabili ruzzoloni). Quest'anno, invece, nulla.

Si arriva a un altro momento molto atteso da me: il premio alla Miglior Canzone Originale, presentato da un'altra coppia carina, Chadwick Boseman e Constance Wu.
Sorvolando sul fatto che Boseman abbia una quarantina d'anni (pure lui se spartisce l'elisir co Angela e Michelle?), la vittoria era scontata, ma molto apprezzata: trionfa Lady Gaga con "Shallow", canzone creata per "A Star is Born".
Onestamente, non è la miglior canzone della sua carriera, al momento, ma in generale Lady Gaga mi ha conquistato nel corso degli anni sia come artista che come persona, quindi sono contento per la sua vittoria, soprattutto perché durante la cerimonia ha fatto una bellissima performance, insieme a Bradley Cooper.

Dopo un discorso davvero bello di un'emozionatissima Lady Gaga, in cui incoraggia tutti a seguire i propri sogni, senza lasciarsi scoraggiare dalle porte in faccia, si arriva al momento più difficile: l'In Memoriam, un tributo alle personalità del mondo dello spettacolo che ci hanno lasciato nel corso dell'ultimo anno. Accompagnate da una delicata performance orchestrale, le immagini di attori, registi e altri artisti appaiono sullo schermo, come il nostro Bernardo Bertolucci, Bruno Ganz, Isao Takahata e Margot Kidder, che rimarrà per sempre nei cuori di tutto come Lois Lane.
Ma il colpo più forte arriva quando compare lui, Stan Lee. Ingenuamente, avevo rimosso, forse per lo shock da fan nerd, che anche lui se ne era andato l'anno scorso.
Tra le lacrime, ormai inarrestabili, penso solo a una parola: Excelsior.

Finito il doloroso momento, si torna a presentare gli ultimi, ma più importanti premi.
Si comincia con il Miglior Attore, consegnato dai vincitori dell'anno scorso Allison Janney e Gary Oldman.
Concorrenza spietata, non c'è che dire. Aragorn e Batman sono stati bravissimi, ma non ho smesso di tifare, nemmeno per un millisecondo, per Freddie.
Alla fine, vince proprio lui.
Il romanaccio che è in me avrebbe voluto urlare forte "Eddaje", ma non credo che la Garbatella avrebbe apprezzato il mio gesto d'affetto, soprattutto alle 5 del mattino. Quindi mi sono limitato a saltellare in maniera felpata per la stanza. Comincio seriamente a pensare, dopo alcuni momenti di noia, che è valsa la pena restare svegli fino a quel momento.
Nel suo discorso, Rami Malek si dimostra ancora una volta umile, timido ma fiero del suo percorso e delle sue origini.
Tanto di cappello, Rami. E ancora grazie per le emozioni trasmesse nel film. Sono sicuro che anche Freddie Mercury sarà fiero di te.
Per Viggo Mortensen ci sarà un giorno in cui vincerà un Academy...ma non è questo il giorno.

Arrivano gli altri due vincitori dell'anno scorso, Frances McDormand e Gianmarco Tognazzi, a presentare il premio per la Migliore Attrice.
Ancora non mi davo pace: Glenn Close o Olivia Colman? Basta che non fosse Lady Gaga, senza offesa ma sul campo recitativo c'è chi merita di più.
Vabbè, alla fine penso "Diamo il premio alla carriera a Glenn Close, su."
E invece il nome chiamato è quello di Olivia Colman, fenomenale nel ruolo della Regina Anna ne "La Favorita".
Dalla faccia della prescelta, è evidente che non se lo aspettasse nemmeno lontanamente. Però le tocca prendere il premio, quindi si alza, abbracciata dal marito, dal regista Lanthimos e da una Emma Stone più dolce che mai, e si dirige sul palco e cerca di improvvisare un discorso; penso che nell'evenienza, anche se era convinta che avrebbe vinto la Close, se ne fosse comunque preparato uno.
La Colman ci regala uno dei discorsi più genuini e simpatici degli ultimi anni: è dispiaciutissima di aver "soffiato" il premio a Glenn, ringrazia tutti (il regista Lanthimos piange e Emma Stone è stracommossa, che teneri), saluta i figli, augurandosi che la stiano vedendo in tv, perché "non succederà un'altra volta" (cit.).
Olivia cara, se sei brava, ti meriti pure più di un Oscar.
La grande donna termina il discorso lanciando parole d'amore per Gaga, che ricambia commossa con i baci. Che bellissimo momento. "La Favorita" è riuscito a vincere almeno un premio.
Glenn Close, alla fine, è stata davvero sportiva. Speriamo solo che, sotto sotto, non stia progettando di ri-diventare Crudelia DeMon e di rubare il premio alla collega. O, peggio ancora, che non diventi la tizia di "Attrazione Fatale". Famiglia Colman, nel dubbio, state attenti.

Rush finale, mancano solo due premi e finalmente me ne posso annà a dormì, che so quasi le sei di mattina.

Guillermo del Toro presenta il premio per la Miglior Regia, che va, ovviamente a Cuaron.
Julia Roberts, sempre in splendida forma, presenta il Miglior Film.
Chi avrebbe vinto l'ultimo premio? Spike Lee con "BlacKkKlansman"? "Bohemian Rhapsody"? Il favorito "Roma"? "Black Panther", per la gioia di nessuno (anche se è un bel film)?
Trionfa "The Green Book". Una bella sorpresa.
Alì però nun ce pensa minimamente a levasse er cappello. Te se vole bene comunque, dai.
I premiati, alla fine, dedicano la vittoria a Carrie Fisher, la nostra cara Principessa Leia. Mi si è liquefatto il cuore.

Senza aspettare il finale, ho spento la tv e mi sono abbandonato a sonni tranquilli, felice per i premiati, ma un po' deluso dalla cerimonia in sé, troppo formale, senza intrattenimento, a parte le esibizioni musicali.
Spero che l'anno prossimo l'organizzazione non faccia cavolate.

Alla fine, però, la sbadataggine di Jennifer Lawrence è passata a un'altra persona: Rami Malek, dopo aver ricevuto il premio, è cascato dal palco. Per fortuna non si è fatto male, ma penso se la riderà per tutto l'anno.

Spike Lee, invece, ha rosicato forte per non aver vinto il Miglior Film e ha cercato di andarsene prima, su tutte le furie. Della serie "quando l'artista non eguaglia la persona"...

E così si conclude questo mio papiro, più egiziano di Rami Malek, dedicato agli Academy Awards 2019. Spero abbiate apprezzato, anche solo in minima parte, le mie considerazioni.

RedNerd Andrea

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